20 novembre 2018 08:14
"L’Economia circolare non esiste ancora ed è un’ottima prospettiva, ma va costruita partendo dalle eccellenti prestazioni del riciclo garantito dalle aziende del nostro settore, creando le condizioni favorevoli per lo sviluppo di nuove attività di riciclo (tra cui le normative che rendano possibile la trasformazione di rifiuto in risorsa – il cosiddetto End of waste) e realizzando un profondo cambiamento di modello economico”: è quanto afferma Andrea Fluttero, presidente di Fise Unicircular, l’associazione che rappresenta la filiera dell’economia circolare, partecipando al dibattito sulla necessità o meno di realizzare nuovi impianti per la termovalorizzazione dei rifiuti.
Fluttero ritiene paradossale parlare di inceneritori “sì” o inceneritori “no”, senza considerare che mancano addirittura quei pochi necessari per smaltire le frazioni non riciclabili a valle degli impianti di trattamento rifiuti. Inoltre, “Il Governo parla di economia circolare e non consente una soluzione all’End of Waste 'caso per caso' rilasciato dalle Regioni, che ha garantito in questi anni gli straordinari risultati di riciclo che conosciamo”.
Secondo l’associazione - che a Ecomondo ha inscenato una protesta nella giornata inaugurale degli Stati generali della Green Economy proprio per protestare contro la mancata approvazione dei Decreti End of Waste in diverse filiere del riciclo (leggi articolo) - ogni anello della catena va ripensato in chiave di circolarità, dai produttori - con un’accurata eco-progettazione - alla distribuzione, ai consumatori, per finire con l’anello mancante - e da costruire - del post consumo, composto da logistica di ritorno, raccolta, preparazione al riuso, riuso, riciclo, creazione del mercato dell’usato e delle materie prime seconde.
Per realizzare la transizione verso l’economia circolare, come previsto dal pacchetto di Direttive europee, è quindi necessario dotare il Paese di un adeguato sistema di impianti per il riuso e per il riciclo dei rifiuti, ma anche per il recupero energetico delle frazioni non riciclabili.
“Per alcune rilevanti filiere del riciclo mancano regole europee o nazionali che consentano di procedere alla trasformazione del rifiuto in risorsa - aggiunge Fluttero –. Chiediamo nuovamente a Governo e Parlamento di fare presto: basta una semplice e immediata modifica al Testo unico ambientale che, in attesa di una normativa più organica (che richiede tempi più lunghi), consenta alle autorità territoriali di rinnovare a scadenza le autorizzazioni esistenti e di rilasciarne di nuove.” “Questo eviterebbe - conclude il Presidente di Fise Unicircular - quanto sta accadendo oggi con centinaia di impianti autorizzati, che da anni garantiscono all’Italia una leadership europea nel riciclo, costretti a chiudere con grave danno per l’ambiente e la perdita di migliaia di posti di lavoro”.
Le aziende italiane del riciclo trattano ogni anno 56,5 milioni di tonnellate di rifiuti (escludendo quelli da costruzione e demolizione) per un valore aggiunto che ammonta a più di 12,6 miliardi di euro, garantendo 135.000 posti di lavoro e riducendo il consumo di materie prime, nonché il ricorso a discariche ed inceneritori.
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