Acquisito uno dei principali riciclatori di PET con sede a Valencia. E sul grado food si aspetta il via libera EFSA.
12 aprile 2011 07:15
"Per crescere e diversificarsi bisogna guardare all'estero, anche perché il materiale post-consumo in Italia è sempre meno disponibile - afferma Corrado Dentis, responsabile dell'omonima azienda piemontese e attuale presidente di Assorimap, associazione dei riciclatori e rigeneratori di materie plastiche - Abbiamo scelto la Spagna perché da tempo nel paese esportiamo circa un quarto della nostra produzione e abbiamo già clienti interessati a materiale rigenerato di qualità".
Fusione mediterranea. L'acquisizione riguarda la società valenciana Pet Compania Para su Reciclado, che come la Dentis di Sant'Albano Stura, in provincia di Cuneo, rigenera prevalentemente PET da bottiglie e imballaggi post-consumo. Anche la taglia delle due aziende si equivale: 35.000 tonnellate lo stabilimento spagnolo, 40.000 quello italiano e non mancano affinità tra i due mercati e i rispettivi circuiti di raccolta e riciclo degli imballaggi, anche se nella penisola iberica c'è una maggiore pluralità di soggetti che forniscono la 'materia prima' e, fino ad oggi, una minore concorrenza sulla fornitura di materiale rigenerato di qualità.
E l'rPET per le bottiglie? Con Corrado Dentis finiamo per parlare anche di rPET grado alimentare da riutilizzare nella produzione di contenitori per uso alimentare; opportunità che si è aperta anche in Italia dopo l'emanazione del DM n.113 del 18 Maggio 2010, che consente ai produttori di bottiglie per acque minerali di utilizzare fino al 50% di plastica da riciclo, a condizione che il fornitore del granulo rigenerato sia in possesso di omologazione EFSA sul processo produttivo. "Il punto dolente è proprio questo - commenta Dentis - In Italia i produttori di bottiglie oggi possono utilizzare PET da riciclo, ma non ci sono riciclatori italiani che possono fornirlo". Questo perché l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare si muove a rilento e, ad oggi, non ha ancora rilasciato alcuna omologazione. In alcuni paesi europei, come Belgio, Francia e Regno Unito, le autorità locali hanno regolamentato in passato l'uso di rPET nel food packaging e i riciclatori autorizzati lo possono quindi produrre e vendere (ed esportare), anche senza omologazione EFSA, mentre il nostro Paese non si è mosso in tempo e i riciclatori devono quindi aspettare i tempi dell'Agenzia.
La domanda aumenta. Nel frattempo, complice anche lo shortage di poliestere a livello mondiale, a fronte di una domanda in crescita, i prezzi della resina vergine e di quella riciclata crescono, come è in forte aumento l'interesse dei produttori di acque minerali e bevande verso bottiglie più sostenibili sotto il profilo ambientale. Solo per fare un esempio, Levissima ha lanciato già da qualche mese in Italia una bottiglia con il 25% di rPET (battezzata LaLitro), ma deve approvvigionarsi di materiale rigenerato dall'estero. E non certo perché i riciclatori italiani non sono capaci di produrlo...
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