10 maggio 2024 12:57
Secondo il VI rapporto sull’economia circolare in Italia, presentato oggi a Roma dal Circular Economy Network e da ENEA, il nostro paese si conferma anche quest'anno al primo posto nell'economia circolare tra le cinque maggiori economie dell’Unione Europea (Italia, Francia, Germania, Spagna e Polonia).
La valutazione è stata condotta sulla base degli indicatori della Commissione europea: produzione e consumo, gestione dei rifiuti, materie prime seconde, competitività e innovazione, sostenibilità ecologica e resilienza. L'Italia si è confermata prima con 45 punti, grazie soprattutto alla gestione dei rifiuti, seguita dalla Germania (38), Francia (30), Polonia e Spagna (26).
Il nostro paese è avanti nel tasso di riciclo dei rifiuti da imballaggio, con il 71,7% nel 2021, otto punti in più rispetto alla media UE27 (64%). Sopra alla media anche il riciclo dei rifiuti urbani in Italia, pari al 49,2%, contro una media UE del 48,6%, anche se la Germania ci batte con il 69,1%. Torniamo però in testa con il riciclo dei RAEE: 87,1% nel 2021 a fronte di una media UE dell’81,3%.
Per quanto concerne la produttività, nel 2022 per ogni chilo di risorse consumate nel nostro paese sono stati generati 3,7 euro di PIL, il +2,7% rispetto al 2018. La media UE si attesta a 2,5 euro/kg. Infine, il tasso di utilizzo circolare di materia - rapporto tra l’uso di materie prime seconde generate col riciclo e il consumo complessivo di materiali - l’Italia conferma la sua posizione con un valore pari al 18,7%.
Scendiamo invece al terzo posto negli investimenti, dietro a Germania e Francia, mentre risaliamo al secondo, dietro alla Germania, per numero di occupati in alcune attività dell’economia circolare: 613.000 addetti, pari al 2,4% del totale, contro una media UE del 2,1%.
Il valore aggiunto dell’intera UE relativo ad alcune attività dell’economia circolare nel 2021 è stato di 299,5 miliardi di euro, il 2,1% del totale dell’economia - segnala il rapporto. In Italia abbiamo raggiunto 43,6 miliardi di euro, ovvero il 2,5% del totale (era il 2,1% nel 2017). Anche Spagna e Germania lo hanno incrementato, mentre Francia e Polonia l’hanno ridotto.
Ci sono però anche note dolenti. Una riguarda il consumo di materiali, che nel 2022 è stato di 12,8 tonnellate per abitante, più basso della media europea (14,9 t/ab) ma in crescita dell'+8,5% rispetto al 2018. Dipendiamo inoltre ancora troppo dalle importazioni (46,8%) e siamo indietro nella ricerca, come dimostra il numero di brevetti relativi alla gestione dei rifiuti e al riciclaggio: 21 nel 2020 (0,36 per milione di abitanti) a fronte dei 206 rilasciati in Europa (0,46 per milione di abitanti)
“Puntare sulla circolarità deve essere la via maestra per accelerare la transizione ecologica e climatica e aumentare la competitività delle nostre imprese - ha dichiarato Edo Ronchi, presidente del Circular Economy Network -. Ancora di più per un Paese povero di materie prime e soprattutto, nel contesto attuale, caratterizzato da una bassa crescita e dai vincoli stringenti del rientro del debito pubblico".
"L’Italia - ha aggiunto Ronchi - può e deve fare di più per promuovere e migliorare la circolarità della nostra economia, con misure a monte dell’uso dei prodotti per contrastare sprechi, consumismo e aumentare efficienza e risparmio di risorse nelle produzioni; nell’uso dei prodotti, promuovendo l’uso prolungato, il riutilizzo, la riparazione, l’uso condiviso; e a fine uso, potenziando e migliorando la qualità del riciclo e l’utilizzo delle materie prime seconde”.
Tutti i materiali della conferenza e il rapporto del CEN sono disponibili sul sito del Circular Economy Network
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