Ineos Styrolution ha presentato il report finale del progetto triennale
ResolVe per il riciclo chimico di polistirene, mediante
depolimerizzazione, avviato in partnership con due istituti dell’Università di Aachen -
I.A.R. (Institut für Aufbereitung) e
IKV (Institut für Kunststoffverarbeitung) - e la società tedesca
Neue Materialien, finanziato dal Ministero tedesco dell’educazione.
Dopo aver confermato che è possibile ottenere polistirene con la
stessa qualità di quello
vergine, partendo da stirene rigenerato mediante depolimerizzazione chimica e presentato, nei giorni scorsi, una un’analisi sul ciclo di vita (LCA) del Processo (
leggi articolo), il
report finale del progetto mostra che il riciclo chimico dei rifiuti di polistirene è
fattibile sotto il profilo tecnologico, ambientale ed economico. E ottenere, alla fine del processo, un polistirene rigenerato compatibile con qualsiasi impiego, anche a
contatto con alimenti, chiudendo così il ciclo del materiale, da imballaggio ad imballaggio.
Lo studio ha rilevato che è possibile avviare alla fase di purificazione, precedente la depolimerizzazione, il
75% dei
rifiuti a
base stirenica. Inoltre, sono stati identificati i
parametri ottimali in termini di temperatura, flusso, tempo di permanenza e pressione del vuoto, insieme ad altre condizioni di processo. IKV Aachen ha applicato questi parametri su un
impianto da laboratorio e depolimerizzato con successo il polistirene in olio di stirene. Con il supporto di Ineos O&P è stata anche valutata la fattibilità di processi aggiuntivi, incluso lo
steam cracking dei
residui di processo.
La
resa del riciclo chimico e l’effetto dei
contaminanti presenti nei rifiuti di polistirene erano già stati annunciati nelle prime fasi del progetto, mostrando che il processo non è compatibile con la presenza dl PET, mentre tollera percentuali di
poliolefine fino al 10%; inoltre, potrebbe essere fortemente ridotta la contaminazione da ritardanti di fiamma HBCD presenti nei rifiuti (legacy), ma non completamente quella di bromo.
Il report finale conferma che il processo di depolimerizzazione è
stabile con un'ampia varietà di input, anche se gli
imballaggi leggeri e i rifiuti di
EPS sembrano essere i feedstock
più adatti per la depolimerizzazione.
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