Il Governo starebbe valutando un
rinvio di
Plastics Tax e
Sugar Tax, che potrebbe trovare spazio nelle pieghe del
Decreto Aprile insieme ad altre misure per il sostegno alle imprese, attualmente al vaglio del Consiglio dei ministri.
Provvedimento richiesto a gran voce dalle associazioni di settore, a cominciare dai
trasformatori di materie
plastiche e dai produttori di
bevande, che restano però scettiche sulla possibilità che il rinvio possa essere inserito tra i provvedimenti del prossimo decreto legge, che dovrebbe vedere la luce tra il 20 e il 25 aprile.
Eppure le premesse ci sarebbero: il costo di un rinvio al 2021 delle due imposte ambientali, in termini di
minor gettito, non supererebbe i
200 milioni di euro, tra Plastics tax (140 milioni) e Sugar tax (60 milioni); senza contare che per far scattare la tassa sugli imballaggi in plastica il 1° luglio di quest’anno, come previsto, è necessario promulgare entro
fine maggio i provvedimenti
attuativi (
leggi articolo).
Un
rinvio all’anno prossimo consentirebbe di affrontare con calma il tema delicato delle
modalità di applicazione e prelievo dell’imposta, fornendo alle aziende una
boccata d’ossigeno in un periodo già critico. Anche perché la rimodulazione della tassa, promessa dall’esecutivo a febbraio, stante l’attuale emergenza sanitaria non è stata mai affrontata. La
decisione va però
presa subito, senza aspettare fine maggio, per non aggiungere incertezza a incertezza.
I trasformatori di materie plastiche sono infatti alle prese con uno
scenario complesso: secondo una stima di Federazione Gomma Plastica, è in
produzione circa il
60% delle aziende che trasformano materie plastiche, che il decreto Cura Italia ha inserito tra quelle
essenziali (con poche eccezioni). La maggior parte opera a
capacità ridotta, dopo aver riorganizzato postazioni di lavori e turni; in molti casi ha dovuto
riconvertire la produzione per adeguarsi ai nuovi bisogni sociali legati al lockdown. Talvolta le
materie prime non sono disponibili a causa delle rotture della
supply-chain causate dall'epidemia e i maggiori costi unitari non sempre vengono riconosciuti dai clienti. Senza dimenticare l’incertezza su
tempi e
modalità di
pagamento, incognita che nei prossimi mesi - terminata la fase acuta dell’emergenza - dovrà essere affrontata e risolta.
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