Prima assemblea pubblica dell'Istituto per la promozione delle plastiche da riciclo. Crescono soci e prodotti certificati.
10 giugno 2013 06:32
IPPR, Istituto per la promozione delle plastiche da riciclo, ha tenuto il 7 giugno scorso la sua prima assemblea pubblica, occasione per fare il punto sulle attività e i risultati raggiunti all'avvicinarsi del primo decennio di vita. Evento al quale hanno partecipato due ospiti di rilievo: Edo Ronchi, Presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile e il neopresidente di Corepla, Giorgio Quagliuolo, già presidente di Unionplast.
Al presidente di IPPR, Angelo Bonsignori, il compito di ripercorrere la storia dell'Istituto e fornire i "numeri". Nato nel 2004 per promuovere i prodotti ottenuti con plastiche riciclate, stimolando gli acquisti verdi della pubblica amministrazione e qualificando attraverso il marchio "PSV ,Plastica Seconda Vita" l'attività dei soci, IPPR raccoglie oggi 139 aziende, in crescita rispetto al 2011 (131), nonostante la crisi.
Aumenta anche il peso dei soci ordinari: i trasformatori, con 92 aziende, rappresentano il 66% dei soci, a cui vanno aggiunti 8 riciclatori/trasformatori (6%) e 26 di riciclatori puri (19%). Chiudono il cerchio 10 soci aggregati e i tre fondatori: PlasticsEurope Italia, Unionplast e Corepla. Anche il sostegno economico dell'Istituto vede crescere il peso dei contributi dei soci ordinari, che ha ormai raggiunto quello dei soci fondatori, un buon segnale per la sostenibilità economica del progetto.
Per quanto concerne il marchio PSV-Plastica Seconda Vita, il numero dei prodotti certificati ha toccato l'anno scorso quota 1.249, contro i 1.164 dell'anno precedente e gli 864 del 2010. Le aziende che utilizzano il "bollino" IPPR sono passate nell'ultimo anno da 50 a 61.
Cosa certifica ",Plastica Seconda Vita"? Prevalentemente arredi urbani (384 prodotti a marchio PSV), ma non solo: anche imballaggi (232), sistemi per la raccolta dei rifiuti (211) e arredi commerciali (146), per citare i principali. L'andamento - ha spiegato Bonsignori - vede una maggiore diversificazione dei prodotti finali ottenuti con plastiche da riciclo, non più destinati quasi esclusivamente all'edilizia e all'arredo delle aree verdi.
Per lo sviluppo del riciclo meccanico, soprattutto in vista di una ridefinizione in ambito europeo delle quote per i singoli materiali, è necessario trovare uno sbocco ai prodotti finali. In questo senso, si attende ancora la risposta della pubblica amministrazione, che dovrebbe già destinare una quota dei suoi acquisti ai "prodotti verdi", secondo i "criteri minimi ambientali" entrati in vigore nel settembre 2011.
La misura è stata ribadita con il DM Ambiente del 3 maggio scorso nell'ambito del Piano d'azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione (PanGPP): il decreto dispone che entro il 2014 il 50% degli appalti della PA debba essere "green". Inoltre - elemento non marginale - negli appalti verdi, il criterio del "prezzo più basso" deve essere sostituito con il "costo più basso", che tiene conto delle esternalità negative, ovvero dei costi ambientali legati all'intero ciclo di vita del prodotto.
Nella foto, da sinistra: Edo Ronchi, Angelo Bonsignori e Giorgio Quagliuolo
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