26 febbraio 2024 10:19
Rispetto al 2022, l’industria chimica europea l'anno scorso ha prodotto meno, esportato meno e importato meno. Con questa secca frase, la federazione europea dell'industria chimica Cefic fotografa il 2023, che segna il quinto anno consecutivo di declino per il comparto.
Considerando l'area UE27, la produzione è scesa l'anno scorso del -8%, mentre le esportazioni hanno perso 16 miliardi di euro, passando da 224 a 208 miliardi (-7% nei primi 11 mesi). Le vendite in Russia sono scese del -27%, quelli in Brasile del -22%, negli Stati Uniti del -17% e in Cina del -11%.
L'unica nota positiva - se così si può dire - riguarda le importazioni, che sono diminuite di 46 miliardi a 176 miliardi (-21%, sempre tra gennaio e novembre), non aggravando la bilancia commerciale, pur indicando un rallentamento delle attività produttive nel vecchio continente.
In valore, il giro d'affari della chimica europea è sceso del -14,9% a 661 miliardi di euro, nonostante una lieve ripresa a fine anno.
Per quanto concerne diversi comparti, la chimica di base ha registrato un calo a due cifre, la petrolchimica ha perso ben il 10,6%, quanto i polimeri (-10,5%). Più moderato il calo della produzione degli inorganici di base (-5,2%) e delle specialità (-6,3%). Con un +3,2%, la chimica di consumo (detergenti e cosmetici) è l'unica ad aver chiuso l'anno in positivo.
Resta compresso anche il tasso di utilizzo delle capacità produttive: nel quarto trimestre del 2023 si è attestato al 74,7%, valore non molto dissimile da quello registrato durante il primo lockdown per Covid nel 2020.
"La Germania non si sta ancora riprendendo, e la ripresa completa è ancora lontana per la maggior parte dei paesi UE27", afferma Cefic -. La chimica europea soffre di due mali, che ne minano la competitività: elevati costi energetici e la dipendenza dal commercio estero in tempi di sconvolgimenti geopolitici.
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