4 maggio 2023 08:50
I produttori di acque minerali e bevande sono scettici, anche se non pregiudizialmente contrari, sull'introduzione di un sistema di deposito su cauzione, o DRS (Deposit Return System), essenzialmente a causa dei maggiori costi, a livello di azienda e di sistema, che potrebbero rendere il sistema poco sostenibile sotto il profilo economico.
Alberto Bertone (nella foto), Presidente e AD di Acqua Sant’Anna, importante fonte piemontese, è invece un fautore dell'introduzione del deposito cauzionale in Italia e, come voce fuori dal coro, lo abbiamo intervistato.
"Credo molto nel sistema cauzionale e su questo tema sto spingendo da 25 anni, prima che diventasse di stretta attualità - esordisce Bertone -. Attribuendo un valore economico alla plastica, chi la getterebbe nell’ambiente se potesse ricavarne un valore? Ci sono poi motivazioni di carattere ambientale, ma non solo: eliminando, o riducendo fortemente la dispersione delle bottiglie nell'ambiente smetteremo di essere colpevolizzati in quanto produttori di imballaggi monouso in plastica".
I suoi colleghi, però, sembrano meno entusiasti...
I produttori di acque e bevande non sempre condividono questo approccio, perché richiede investimenti supplementari e oneri legati all'introduzione di etichette anti contraffazione, oltre tutto diverse da paese a paese, anche in Europa. Non è neanche chiaro chi dovrà pagare la gestione del sistema DRS e, inevitabilmente, il deposito impatterà sul prezzo della bottiglia, anche se viene restituito al consumatore alla riconsegna del vuoto. Detto ciò, dobbiamo considerare il DRS il male minore e l'unico strumento per aumentare la raccolta delle bottiglie.
Corepla ritiene il DRS una inutile duplicazione della raccolta differenziata già in atto, oltre tutto molto costosa. Cosa ne pensa?
La raccolta differenziata degli imballaggi in plastica e quella delle bottiglie PET sono due cose diverse e non si escludono a vicenda. Per poter riciclare il PET in closed-loop, da bottiglia a bottiglia, abbiamo bisogno di una raccolta dedicata, pulita e quanto più possibile esente da materiali e sostanze inquinanti. Attraverso circuiti dedicati come il DRS potremo disporre di PET grado alimentare più facile da riutilizzare per produrre nuove bottiglie, come la UE ci chiede di fare nei prossimi anni.
C'è anche un aspetto sociale: la cauzione potrebbe essere una piccola fonte di reddito per chi non ha una casa né un lavoro, contribuendo a eliminare le bottiglie dalle strade.
Come giudica l'obbligo di utilizzare materiale riciclato nelle bottiglie?
Quote minime di riciclato e DRS sono due strumenti strettamente legati tra loro. Con il deposito cauzionale si aumenta la disponibilità di PET da riciclare e, solo a queste condizioni, si può pensare di imporre obblighi ai produttori sull'impiego di rPET.
In caso contrario, la ridotta disponibilità di materiale provoca - come oggi sta già succedendo - sia un aumento del prezzo del riciclato, addirittura superiore al vergine, sia un deciso incremento delle importazioni di rPET dai mercati extra-europei, con conseguenze negative sulla qualità e sulla tracciabilità del materiale, che inevitabilmente hanno un impatto anche sulla sicurezza alimentare. Il deposito cauzionale separa dalle altre plastiche e rende tracciabile il PET di grado alimentare in ogni sua fase, dalla produzione al consumo, per arrivare al recupero a fine vita e, per questa ragione, andrebbe incentivato.
Ritengo quindi che il DRS debba essere esteso anche ad altri prodotti soggetti a dispersione in ambiente, come gli pneumatici, le batterie auto o le pile, solo per fare qualche esempio.
Passando ad un altro tema: siete stati i primi e finora siete gli unici in Italia a proporre bottiglie in bioplastica (PLA): crede ancora alla Bio Bottle?
Credo ancora nel materiale, ma il costo elevato, soggetto a frequenti fluttuazioni, ostacola la sua diffusione. I produttori di bioplastiche sono ancora pochi e le capacità produttive non sono cresciute come speravamo. Manteniamo in funzione una linea, che produce circa un milione di bottiglie l'anno di piccolo formato. Non sono molti i consumatori disposti a pagare di più l'acqua imbottigliata nella bioplastica.
Per altro, lo stesso problema si sta verificando anche per il PET riciclato: a parole tutti lo desiderano, ma non tutti sono poi disposti a pagare il maggior costo del materiale e spesso si verificano difficoltà nell’approvvigionamento del materiale. Un altro punto a favore del DRS.
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Lo stabilimento produttivo Sant’Anna si trova in una frazione del comune di Vinadio, a circa 1.000 metri di altitudine, nel cuore delle Alpi Marittime, al confine tra il Piemonte e la Francia. Si estende su 60 mila metri quadri e vanta un impianto produttivo all’avanguardia. Attraverso 600 km di tubazioni, l’acqua che sgorga dalle sorgenti viene raccolta in 11 serbatoi d’acciaio inox della capacità di 1 milione di litri d’acqua ciascuno. Da qui partono le linee produttive e l’acqua viene subito imbottigliata, affinché conservi intatte le sue caratteristiche organolettiche. Acqua Sant’Anna dispone di 16 linee di imbottigliamento (13 per l’acqua e 3 per le bevande) per tutti i formati dal mezzo litro ai due litri. A queste, si aggiungono tre linee in asettico dedicate alla produzione di bevande in bicchierino e una per la produzione in bottiglia. Gli investimenti in corso permetteranno alla capacità produttiva globale dello stabilimento di arrivare ad un potenziale di circa 3 miliardi di bottiglie l'anno.
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