13 luglio 2022 08:44
A coronamento delle assemblee delle associazioni che rappresentano i costruttori di beni strumentali - tra cui Amaplast (leggi articolo), Ucima (leggi articolo) e Ucimu (leggi articolo) -, si è tenuta ieri a Milano l'assemblea della Federazione che le rappresenta tutte, Federmacchine, occasione per fare il punto sul mercato e sui futuri sviluppi del macrocomparto. In questa analisi, il presidente di Federmacchine, Giuseppe Lesce, è stato affiancato dall'economista Marco Fortis, direttore e vicepresidente della Fondazione Edison.
Passando ai numeri, il macrocomparto dei beni strumentali ha realizzato l'anno scorso un giro d'affari di 50,4 miliardi di euro, registrando un incremento del +21,6% rispetto all'anno precedente e sgretolando il livello record registrato nel 2018. Hanno contribuito a questo risultato sia le consegne sul mercato interno, salite del +28,6% a 17,5 miliardi di euro, sia le esportazioni, aumentate del +18,1% a 32,9 miliardi di euro, quindi sui livelli pre-pandemici, anche se prive dello slancio che avevano mostrato nel 2018. Considerando anche le importazioni, la domanda espressa dal mercato domestico, sostenuta largamente dagli incentivi 4.0, è cresciuta del +29,7% attestandosi a 27,2 miliardi di euro, anche in questo caso un valore mai raggiunto in precedenza. Come effetto di queste dinamiche, il rapporto export/fatturato è sceso di due punti percentuali, fermandosi al 65,2%.
Non sono altrettanto buone le previsioni per l'anno in corso. Federmacchine prevede infatti un forte rallentamento della corsa, che porterà a una sostanziale stabilizzazione delle vendite: il fatturato dovrebbe portarsi a 51 miliardi (+1,3%) e le vendite all'estero a 33,5 miliardi di euro (+2,1%), facendo risalire al 65,7% il rapporto export/fatturato.
Secondo questa stima, il consumo interno raggiungerà quest'anno il valore di 27,8 miliardi di euro, il 2,4% in più rispetto al 2021. Ne beneficeranno sia le importazioni (+7,4% a 10,3 miliardi), sia le consegne dei costruttori, che dovrebbero però restare stabili a 17,5 miliardi (-0,3%).
“Il 2022 appare decisamente più complesso del 2021 - ha affermato il Presidente di Federmacchine (nella foto a destra) - : inflazione in accelerazione; ostacoli al funzionamento delle catene di fornitura; aumento della volatilità dei mercati finanziari; ulteriori rialzi dei prezzi delle materie prime, di quelle energetiche e dei beni alimentari sono tutti fenomeni che fanno ormai parte del nostro quotidiano. Perfino l’avvicinarsi della parità tra euro e dollaro, che in effetti dovrebbe sostenere l’export dei paesi dell’Unione verso gli Stati Uniti e verso le aree legate alla moneta americana, preoccupa poiché rischia di far crescere ancora di più i prezzi di materie prime ed energia”.
In questo complesso scenario, Federmacchine chiede al Governo di rendere strutturali gli incentivi 4.0, anche oltre il 2025. Viene ritenuta "assolutamente necessaria" anche la revisione della normativa sugli ammortamenti, ferma al 1988, con tipologie di beni strumentali non previste dalle tabelle.
Al Governo viene chiesto anche un programma di interventi straordinari mirati a ridurre gli effetti più pesanti derivati dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina: "Materie prime e costi dell’energia stanno diventando insostenibili per molti comparti del settore rappresentato dalla federazione e per moltissimi settori clienti - ha aggiunto Lesce -. Il rischio è la paralisi di importanti filiere manifatturiere a tutto vantaggio dei nostri competitors, asiatici per primi. La soluzione è una sola: l’Europa deve muoversi unita se vuole veramente difendere il suo patrimonio culturale e economico fatto di conoscenza, manifattura e regole condivise”.
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