20 ottobre 2021 18:34
Il nuovo rinvio al 2023 della plastics tax (insieme con la sugar tax) annunciato ieri sera dal Governo (leggi articolo) è stato accolto con sollievo dalle associazioni che rappresentano l'industria delle materie plastiche, delle bevande e dal comparto alimentare. Sollievo ben lontano però dalla soddisfazione, per non dire entusiasmo, dato che la richiesta che viene dagli operatori del settore non è solo di posticipane l'applicazione di un anno, ma di abolirla del tutto, poiché giudicata da più parti vuoi "antieconomica e antistorica" (leggi articolo), vuoi "iniqua, inutile e rozza" (leggi articolo). Per altro, è anche di difficile definizione e applicazione, vista come una tassa per fare cassa e non come strumento per ridurre l'inquinamento ambientale.
"La plastic tax rimane una misura punitiva, sproporzionata, che non riconosce i risultati dell'industria italiana, seconda in Europa nella trasformazione ed eccellenza nel riciclo", ripete quanto già affermato nei mesi scorsi il Presidente di Unionplast (Federazione Gomma Plastica), Marco Bergaglio (nella foto), rimarcando l’inadeguatezza di una misura che, "ingestibile economicamente ed amministrativamente per le imprese, non produce benefici ambientali e mette a repentaglio un settore strategico che vale almeno 12 miliardi di euro. Un settore già flagellato quest’anno dalla crisi delle materie prime e dall’impennata dei costi dell’energia, senza tralasciare le restrizioni imposte, soprattutto al nostro Paese, dalla Direttiva SUP, oggi in fase di recepimento".
Pur apprezzando la pausa di riflessione stabilita dal Governo, Bergaglio ricorda che la tassa sui Macsi ha già prodotto "effetti tossici" per il settore "che, nell’ottica di congrue politiche industriali, costruttive e non sottrattive, potrebbe invece mantenere una crescita duratura nel tempo. Settore che necessita di segnali adeguati dal Governo che non devono più limitarsi alle sospensioni, ma favorire la stabilità e la programmazione degli investimenti".
Sulla stessa linea si colloca Assobibe, associazione dei produttori di bibite analcoliche. Oggi, durante l'audizione presso la Conferenza delle Regioni, il Presidente Giangiacomo Pierini (foto a destra) ha chiesto l'abolizione delle due imposte per sgomberare il campo dall'incertezza che indebolisce aziende, lavoratori e penalizza gli investimenti. "Non è pensabile mantenere, in parallelo al taglio del cuneo fiscale, un aumento della fiscalità del 28% con un’imposta sulle bevande che mette a rischio oltre 5 mila posti di lavoro e che colpisce un singolo settore - ha dichiarato -. L’anno chiuderà con un aumento del PIL del 6% ma il ritorno ai livelli pre Covid del comparto non si raggiungerà prima del 2024, già senza ulteriori tasse. Per continuare sulla strada della ripresa, occorre remare tutti nella stessa direzione".
La cancellazione di plastics tax e sugar tax è un tema caro anche a Federalimentare. "Il rinvio al 2023 fa tirare un sospiro di sollievo alle nostre imprese, che sono in una fase di recupero dopo l'anno del Covid-19 - sostiene il presidente Ivano Vacondio - e per questo ringraziamo le istituzioni che ci hanno ascoltato e hanno recepito le nostre preoccupazioni in merito all'entrata in vigore di queste due tasse". "Rimaniamo sempre dell'idea, però, che sugar e plastic tax siano due misure da abolire perché dannose per le aziende". Federalimentare stima che l'imposta sulla plastica, che colpisce più o meno tutta l'industria alimentare, potrebbe incidere sui prezzi mediamente del 10% con punte fino al 60% su prodotti con basso valore aggiunto.
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