19 luglio 2018 08:30
I risultati del macromparto italiano dei beni strumentali, presentati martedì scorso all’Assemblea di Federmacchine, rincuorano ma non sorprendono, essendo già stati anticipati dall’andamento di settori chiave come le machine utensili e robot, macchine per packaging e tecnologie per la lavorazione di gomma e materie plastiche.
FATTURATO +9,6%. Il giro d’affari dei 13 settori che fanno capo a Federmacchine (tra cui macchine e impianti per gomma e plastica rappresentati da Amaplast) ha toccato l’anno scorso 46,6 miliardi di euro, con un incremento del 9,7% rispetto all’anno precedente, determinato in larga parte dal mercato interno (+11,6% a 24 miliardi), a fronte di un più moderato - ma comunque significativo - aumento delle esportazioni (+7,6%, 31,8 miliardi di euro).
MERCATO INTERNO A DOPPIA CIFRA. Anche grazie al Piano Industria 4.0, con le misure del super e iperammortamento, è ripresa la domanda di beni strumentali da parte delle imprese italiane, di cui hanno beneficiato soprattutto i costruttori nazionali, che hanno venduto macchine e impianti per un valore di 14,9 miliardi di euro (+14,3%) su un totale di 24 miliardi. Le importazioni si sono invece attestate a 9,2 miliardi, in progressione del +7,6% sul 2016. Il buon andamento della domanda interna ha anche ridimensionato la quota di export su fatturato, pari l’anno scorso al 68%, in lento declino a partire dal 2014.
“La ripresa del mercato interno - ha affermato Sandro Salmoiraghi, presidente di Federmacchine - dimostra che i provvedimenti di super e iperammortamento hanno funzionato e stanno tuttora funzionando ma, se vogliamo continuare a recitare un ruolo di primo piano nello scenario internazionale, non possiamo fermarci proprio ora. Dobbiamo premere sull’acceleratore dell’innovazione”.
RIPARTE L'EXPORT. Sono tornate a crescere l’anno scorso anche le esportazioni, dopo un 2016 piatto: nel complesso i costruttori italiani hanno venduto all’estero tecnologie per 31,8 miliardi di euro, il +7,6 percento in più rispetto all’anno precedente. I principali mercati di destinazione dei beni strumentali made in Italy sono stati: Germania (3,4 miliardi di euro, +8,1%), Stati Uniti (3 miliardi di euro, +2,6%), Cina (2,1 miliardi, +14%), Francia (2,1 miliardi, +5,5%) e Spagna (1,3 miliardi, +7,6%).
Il saldo commerciale dei settori che fanno capo a Federmacchine si conferma positivo per 22,6 miliardi di euro, +7,7% rispetto al 2016.
CRESCITA ANCHE NEL 2018. Positive anche le stime per l’anno in corso, ma la crescita non sarà vigorosa come nel 2017. Secondo il Gruppo statistiche della federazione, il fatturato potrebbe crescere del +5,8% a 49 miliardi di euro, l’export del +5% a 33,3 miliardi, mentre il consumo interno è stimato in circa 26 miliardi (+7,1%), trainando soprattutto le consegne dei costruttori nazionali (+7,5% a 16 miliardi di euro), oltre le importazioni (+6,4%, a 9,8 miliardi).
NON FERMARE IL PIANO INDUSTRIA 4.0. Nel suo intervento all’Assemblea, il presidente Salmoiraghi (nella foto) ha chiesto al Governo di prolungare le misure di super e iperammortamento, nel caso rivedendo i coefficienti, ma lasciando il tempo alle imprese di maturare le decisioni d’acquisto.
“Industria e Impresa 4.0 hanno fatto molto ma possono, se prolungati, contribuire ancora di più a nuovi e necessari sviluppi e aggiornamenti del tessuto manifatturiero italiano”, ha affermato. “Occorre anche accompagnare questo processo di inserimento di nuova tecnologia con un uguale impegno sulla vera risorsa delle imprese: l’uomo. Per questo chiediamo che il provvedimento dedicato alla formazione così come definito nel programma Impresa 4.0 sia perfezionato”. La proposta, già avanzata da Ucimu - Sistemi per produrre è di applicare il credito di imposta al 40% non al solo costo del lavoro del personale coinvolto nella formazione, ma anche al costo dei corsi e dei formatori impiegati, "che è poi la spesa più gravosa per le PMI”.
DA RIVEDERE IL DECRETO DIGNITÁ. Salmoiraghi ha invece criticato i contenuti del Decreto dignità, in particolare per quanto concerne la penalizzazione delle imprese che delocalizzano, ritenuta “un pericoloso deterrente” per chi vuole investire. “In prima battuta poiché potrebbe evidentemente scoraggiare nuovi investimenti stranieri in Italia - ha dichiarato il Presidente di Fdermacchine -. E poi perché, il decreto non distingue con la dovuta precisione la differenza tra delocalizzazione e internazionalizzazione”.
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