30 marzo 2018 07:00
Nel carcere di Bollate, alle porte di Milano, è partita la raccolta differenziata dei rifiuti e a farla sono gli stessi ospiti, grazie ad un progetto sviluppato da Keep the Planet Clean, gruppo di lavoro fondato a questo scopo da alcuni detenuti, con il supporto di Novamont e AMSA.
“Rifiuti sociali e rifiuti solidi urbani possono impegnarsi a vicenda?” Parte da questa domanda la sfida che si sono posti nel 2015 Fernando Gomes Da Silva e Matteo Gorelli. Uniti dal desiderio e dalla necessità di riparare e dalla convinzione che niente si debba gettare, i due detenuti hanno iniziato a immaginare come recuperare i rifiuti prodotti nelle carceri.
Oltre ad essere un atto dovuto di legalità e cittadinanza responsabile – tutt’altro che scontato in carcere – la raccolta differenziata poteva essere l’inizio di un progetto più esteso, immaginando future attività lavorative ed economiche legate alla gestione e alla valorizzazione dei materiali, che potessero rappresentare un’opportunità di occupazione per la popolazione detenuta, mantenendo la loro valenza riparativa nei confronti della comunità esterna.
Dopo un lungo lavoro di analisi, Keep the Planet Clean ha presentato una relazione alla direzione del carcere, che ha subito coinvolto AMSA e Novamont, dando così vita, nel gennaio dell’anno scorso, ad una fase sperimentale di raccolta differenziata presso il 4° reparto, estesa in estate a tutti reparti detentivi della II C.R. di Milano Bollate. Dal settembre 2017 l’iniziativa ha coinvolto anche il reparto femminile, e così l’intero penitenziario.
Nell’ambito del progetto, Novamont ha donato al penitenziario una quantità di sacchi in bioplastica Mater-bi sufficienti per gestire il fabbisogno di almeno 12 mesi, considerando un consumo medio mensile di 15.000 sacchi. Con oltre 15.000 kg mensili, la frazione umida rappresenta infatti oltre l’85% dei rifiuti prodotti nel carcere di Bollate.
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