26 febbraio 2016 08:40
Conai ha annunciato nei giorni scorsi l’avvio di un progetto pilota per la diversificazione contributiva degli imballaggi in plastica in base alla facilità di selezionarli e riciclarli, con l’obiettivo di premiare quelli più virtuosi attraverso uno sconto sul CAC, il contributo ambientale versato da produttori e distributori (leggi articolo).
Per saperne di più, abbiamo sentito il Presidente di Corepla, Giorgio Quagliuolo. “Si tratta di un provvedimento molto atteso, sollecitato da più parti, dagli ambientalisti all’Autorità antitrust e già anticipato nell’accordo quadro ANCI-Conai - esordisce Quagliuolo (nella foto) -. Il principio inspiratore, condivisibile, è che se un imballaggio ha un impatto economico e ambientale maggiore di un altro è giusto che contribuisca di più alle spese del consorzio”. “Tengo però a sottolineare - aggiunge il Presidente di Corepla - che l’intenzione non è quella di classificare gli imballaggi in buoni e cattivi; sono tutti buoni, solo che alcuni sono più problematici di altri in fase di selezione e riciclo”. “Sotto questo profilo Conai dimostra, ancora una volta, di essere innovativo nel panorama dei sistemi di raccolta e riciclo di rifiuti”.
Scendiamo in dettaglio: come sarà articolato il nuovo contributo?
Si parte dal CAC fissato da Conai (attualmente per la plastica è pari a 188 euro a tonnellata, ndr): su questa base saranno introdotte due tariffe agevolate per gli imballaggi più facili da riciclare, una per la raccolta differenziata del rifiuto domestico, l’altra per gli imballaggi industriali e commerciali.
Il contributo differenziato sarà introdotto in modo graduale: nei primi sei mesi le aziende presenteranno una doppia dichiarazione, ma il contributo sarà versato in base ai criteri attuali, in modo tale da poter valutare l’impatto del provvedimento ed eventualmente apportare i necessari correttivi.
Come saranno valutati gli imballaggi in plastica in funzione della determinazione del CAC?
Il gruppo di studio ha lavorato un anno e mezzo per giungere alla definizione delle diverse tipologie di imballaggi: ne abbiamo individuate una sessantina in base a tre criteri principali: facilità di selezione, effettiva riciclabilità e circuito di destinazione, domestico o commercio/industria. Come noto, il primo è seguito da Corepla, che versa un contributo ai Comuni per la raccolta differenziata, mentre il secondo è presidiato da operatori indipendenti, che non gravano sul sistema consortile; è quindi giusto prevedere condizioni diverse per i due circuiti.
È prevista una diversificazione in funzione del materiale plastico impiegato nel packaging?
No, abbiamo voluto evitare di favorire o penalizzare i diversi polimeri. Gli imballaggi sono classificati per tipologia in funzione della loro selezionabilità e riciclabilità, ma non per materiale, anche per non complicare troppo il sistema. Così, per esempio, la vaschetta è diversa dal film, e lo stesso tappo di plastica è più difficile da selezionare se conferito singolarmente, piuttosto che avvitato sulla bottiglia, ma non si entra nella composizione chimica del materiale.
Con il nuovo sistema, Corepla otterrà un maggiore introito da CAC?
No, il CAC di riferimento sarà fissato, come avviene oggi, in funzione dell’equilibrio di bilancio; la diversificazione del contributo sarà a saldi invariati. Lo scopo non è quello di aumentare il carico per le imprese: se bisognerà aumentare il CAC lo faremo in modo trasparente, non articolando i contributi.
Il contributo differenziato sarà introdotto solo per gli imballaggi in plastica?
Siamo partiti dalla plastica perché è il segmento più complesso da affrontare, insieme all’acciaio, ma il nuovo sistema contributivo sarà esteso in seguito anche ad altre filiere.
Quando entrerà in vigore il CAC differenziato?
Occorre adeguare i sistemi. Prevedo che il nuovo contributo non venga introdotto prima di luglio 2017, ma più probabilmente dal 1 gennaio 2018, anche considerando i sei mesi di doppio inquadramento.
Vi aspettate critiche?
Come sempre, quando si cambia lo status quo, si scontenta qualcuno. Nella definizione del nuovo contributo sono stati coinvolti tutti i soggetti interessati: dai produttori di imballaggi alle aziende che selezionano e riciclano i rifiuti da imballaggio, comprese le associazioni di categoria, proprio per arrivare ad una soluzione quanto più possibile condivisa.
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