Per l'associazione dei produttori di plastiche additivate per essere biodegradabili il bando causerà migliaia di licenziamenti.
6 febbraio 2013 13:36
L'emanazione del decreto interministeriale sugli shopper che chiude la porta agli additivi oxo-biodegradabili e affini, non è stato accolto con favore da Assoecoplast, l'associazione dei produttori italiani di plastiche rese biodegradabili mediante l'aggiunta di additivi, non conformi però con le norme sulla compostabilità previste dalla norma UNI EN 13432 richiamata nel provvedimento.
L'associazione aveva chiesto nelle scorse settimane l'avvio di un tavolo tecnico per valutare tutte le opzioni disponibili, ivi comprese le plastiche additivate. "Improvvisamente, la Commissione ambiente del Senato ha dato parere favorevole ad un Decreto Ministeriale che confligge con la missione ed il ruolo della stessa Commissione: tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini - commenta il Presidente di AssoEcoPlast, Claudio Maestrini -. Tra lo sbigottimento generale, è stato dato parere favorevole alla messa fuori legge delle buste biodegradabili, preferendo tutelare la sola plastica compostabile. Un decreto che la Comunità europea potrebbe rispedire pari pari al mittente, poiché sullo stesso tema si è già espressa negativamente per ben due volte”.
"La lobby del compostabile che hai i suoi amici nel Ministero dell’Ambiente e tra i finti ecologisti dediti alla politica, alcuni ancora per pochi giorni, per fortuna (il riferimento sembra essere ai Senatori Ferrante e Della Seta, che il PD ha deciso di non ricandidare, NdR) – aggiunge Maestrini - sta riuscendo a far chiudere centinaia di aziende e far perdere il posto di lavoro a migliaia di operai del comparto”.
“Infine, risulta sgradevole l’esultanza pubblica del Senatore Ferrante, il quale non ha capito che la plastica compostabile non rappresenta un’alternativa verde al problema della dispersione della plastica nell’ambiente e che la misura che si sta approvando causerà la chiusura di centinaia di aziende e la perdita di migliaia di posti di lavoro - conclude Maestrini -. Cosa ci sia da dover esultare al riguardo è a dir poco incomprensibile, se non anche offensivo, per tutte le famiglie che rischiano – qualora già non lo siano - di trovarsi in grave difficoltà solo a causa di una scelta ideologica e di nessun impatto positivo per l’ambiente”.
Secondo uno studio di mercato condotto da Plastic Consult nel maggio dello scorso anno, il numero delle aziende attive in Italia nella produzione di sacchetti per la spesa in plastica non superava, alla data dell'indagine, il centinaio di unità, con poco più di duemila addetti. Considerando solo le imprese che ricavavano almeno la metà del loro fatturato dagli shopper, il numero scende ad una trentina e il numero di addetti a poco più di novecento (estratto dello studio Plastic Consult su shopper - PDF)
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