Il Commissario europeo all'ambiente ha parlato a PolyTalk toccando i temi del marine littering, riciclo meccanico, misure anti-shopper e bioplastiche.
24 settembre 2012 06:32
Intervenuto a Polytalk 2012, il summit dell'industria europea delle materie plastiche tenutosi il 20 e 21 settembre a Wiesbaden, in Germania, il Commissario europeo per l'ambiente Janez Poto?nik ha toccato alcuni temi delicati che riguardano il rapporto tra industria e ambiente, dall'ecodesign al riciclo dei rifiuti plastici, dal marine littering al bando degli shopper nell'Unione Europea.
Dopo aver ricordato il ruolo fondamentale delle materie plastiche nella vita moderna, Poto?nik ha sottolineato come i consumi di questi materiali siano cresciuti da 1,5 milioni di tonnellate del 1950 ai 245 milioni di tonnellate del 2008, 60 milioni delle quali solo in Europa, con una previsione di crescita annua al tasso del 5%. "E' un tasso sostenibile? - si è chiesto il Commissario -. Specie considerando che gettiamo via molti di questi prodotti, spesso inquinando l'ambiente?". Anche se - ha poi aggiunto - la plastica ha dei problemi, ma è anche versatile, leggera e attraverso la sua composizione fisica e chimica può fornire un numero quasi illimitato di differenti proprietà. La plastica, quindi, ha un futuro in un'economia più circolare e meno orientata all'usa-e-getta, e può diventare parte della soluzione e non essere solo un aspetto del problema. Come nel caso degli imballaggi, leggeri e più facili da trasportare, dei componenti auto di nuova generazione, materiali per l'agricoltura o pacchetti isolanti utilizzati in edilizia per migliorare l'efficienza energetica.
Occorre però innovare prodotti e processi produttivi per renderli più efficienti nell'uso delle risorse. L'Unione Europea può, in questo ambito, indicare la via, fornire i giusti incentivi e le condizioni di contorno per indirizzare gli investimenti dell'industria.
C'è ancora molto da fare, però. Poto?nik ritiene per esempio sbagliato che il 50% dei rifiuti plastici oggi finisca in discarica, un potenziale energetico equivalente a 12 milioni di tonnellate di greggio che ogni anno finiscono sotto terra. Il resto dei rifiuti plastici viene sì recuperato, ma la maggior parte attraverso recupero energetico e non riciclo meccanico. Ci sono esempi virtuosi - ha ricordato il Commissario Europeo - Sei paesi che hanno eliminato virtualmente la discarica, recuperando il 90% dei rifiuti plastici, e altri che si attestano tra l'80% e il 90%.
I due principali obiettivi che l'Europa deve raggiungere in questo ambito sono ridurre quanto possibile il conferimento in discarica e sostituire il recupero energetico con quello meccanico, oggi fermo, in media, al 24%; anche perché - nota Poto?nik - nei paesi più virtuosi, non c'è abbastanza plastica post-consumo da riciclare, anche a causa del massiccio ricorso alla termovalorizzazione. Senza contare che un aumento delle attività di riciclo potrebbe portare alla creazione di nuovi posti di lavoro. Ma bisogna lavorare anche sulla progettazione dei prodotti in plastica, perché siano più durevoli, riparabili, aggiornabili e smontabili; manufatti realizzati senza l'uso di sostanze pericolose e fabbricati con materiali completamente riciclabili in un'ottica cradle to cradle.
Altri due aspetti toccati da Poto?nik riguardano l'inquinamento marino (marine littering) e la controversa questione dei sacchetti per la spesa in plastica, divenuta di attualità in Europa dopo la decisione dell'Italia di metterli definitivamente al bando. Il Commissario europeo all'Ambiente ha ricordato che l'80% dei rifiuti plastici presenti in mare proviene da terra, quando i rifiuti non sono adeguatamente raccolti, suddivisi, trattati oppure non vengono correttamente conferiti in discarica. Ovviamente - ha ricordato - il migliore rifiuto è quello che non viene prodotto, che è ciò che la direttiva quadro sui rifiuti intende perseguire puntando alla prevenzione.
In tema di shopper usa e getta, Poto?nik ha ricordato come in Europa ne siano stati utilizzati 85,3 miliardi nel 2010, ovvero 200 a testa, bambini compresi. La Commisisone Europea - ha affermato - sta studiando come giungere ad un utilizzo più razionale dei sacchetti a livello europeo, anche attraverso uno studio sull'impatto delle diverse opzioni disponibili; analisi in fase di completamento a Bruxelles. "A giudicare dalle misure prese in alcuni paesi europei, l'opzione più interessante sembra essere intervenire sul prezzo e, allo stesso tempo, definire target specifici", ha affermato. In altre parole, limiti di utilizzo con l'imposizione di tasse sui sacchetti, invece di una messa al bando totale.
Nella parte finale, l'intervento ha toccato anche le bioplastiche: il Commissario ne ha ricordato i molti pregi, ma ha anche notato come sia poco realistico pensare che le plastiche da risorse fossili possano o debbano essere rimpiazzate nel medio e lungo periodo dai biopolimeri. O che questi ultimi possano risolvere il problema dei rifiuti. Senza contare i problemi connessi all'inquinamento dei circuiti di riciclo delle plastiche, alla necessità di avere strutture specifiche per il compostaggio industriale (quindi, oggi non sono ancora una soluzione per il marine littering), alla concorrenza di alcune materie prime biobased con il consumo alimentare e ai possibili rischi per la biodiversità.
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