AMI pubblica un nuovo report sull'industria europea delle materie plastiche: segnali di ripresa, ma incertezza sul futuro.
3 novembre 2011 07:50
Nel 2010 la domanda di resine termoplastiche in Europa ha ripreso lentamente a crescere, mettendo a segno un incremento del 4%, a poco più di 37 milioni di tonnellate, dopo il crollo del 15% registrato nel biennio 2008-2009, la crisi più dura dagli shock petroliferi degli anni Settanta. E' quanto emerge dallo studio "European Plastics Industry Report 2011" elaborato dalla società di consulenza britannica AMI, che individua nei paesi di lingua tedesca il motore della ripresa nel vecchio continente, anche in virtù del cambiamento di passo dell'industria dell'auto, uno dei più colpiti dalla recessione, come mostra il trend, pressoché analogo, nei consumi di tecnopolimeri.
Due velocità. Il 2011 evidenzia invece un andamento a doppia velocità, con un rallentamento nella seconda parte dell'anno, che porterà il tasso di crescita a circa la metà di quello dell'anno scorso, ovvero il +2% circa, di poco superiore a quello stimato per il prodotto interno lordo. E la tendenza verso la maturità, per non dire senilità, indica un progressivo allineamento dei tassi di crescita delle attività di trasformazione a quello del PIL.
Shortagge e rincari. L'andamento del mercato, quest'anno, resta condizionato in negativo dalla disponibilità di materie prime, non sempre garantita, e dalla forte volatilità dei prezzi. I trasformatori hanno dovuto fare i conti non solo con prezzi dei polimeri in crescita quasi costante dal dicembre del 2010 al giugno di quest'anno, ma anche con fenomeni di shortage per alcuni additivi e pigmenti utilizzati nel processo produttivo, attratti dai mercati emergenti dell'Asia e della Russia, sempre più voraci di materie prime e intermedi.
Secondo gli analisti britannici, la ripresa si mantiene fortemente irregolare e frammentata, e c'è ancora molta strada da fare per tornare ai consumi record del 2007, quando in Europa si sono trasformati 41 milioni di tonnellate di materie plastiche.
Plastiche trasformate procapite. Un altro effetto della crisi è la contrazione della domanda procapite di termoplastiche trasformate (non di beni in plastica consumati), passata dagli 82 kg del 2007 ai 74 kg del 2011, con valori ai minimi livelli nel Regno Unito, che sconta un declino delle attività di trasformazione che perdura da almeno un decennio. In generale, l'indice è superiore nei paesi dell'Europa occidentale rispetto a quelli dell'Est, con importanti eccezioni in Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria, che sorpassano molti paesi del blocco occidentale. Nella classifica, il Benelux mantiene il primo posto in classifica, con 116 kg di plastica trasformata procapite, seguito da Germania (104 kg) e Italia (100 kg).
La Germania torna a correre. La crisi ha anche ridisegnato le sorti di alcuni paesi. Secondo gli analisi AMI, la Germania che fino a qualche anno fa era considerato un mercato maturo e consolidato, caratterizzato da una crescita lenta, è tornato ad essere il motore dello sviluppo del comparto, mentre le brillanti aspettative dei paesi del Sud Europa, tra i quali l'Italia, sono svanite di fronte alla crisi finanziaria e alle bolle speculative, che hanno colpito in modo particolare gli Stati caratterizzati da forti disavanzi di bilancio. In questi paesi, la crescita delle attività di trasformazione è legata alle capacità di esportazione del sistema industriale, più che alle dinamiche della domanda interna.
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