Un progetto di ricerca triennale studia la funzione barriera del siero del latte per la produzione di film multistrato attivi e più facili da riciclare.
Dieci Associazioni di categoria e quattro centri di ricerca – per l'Italia Cesap e Promaplast (quest'ultima in rappresentanza di Assocomaplast e Assorimap) - hanno costituito il consorzio europeo Wheylayer per studiare se e come il siero del latte possa sostituire polimeri e additivi nell’imballaggio multistrato di alimenti freschi.
L’attività del consorzio – coordinato dal centro di ricerca spagnolo Iris e dall’associazione catalana Pimec, – è stata avviata a Barcellona a metà dello scorso novembre: il primo passo è la definizione delle attività da svolgere nell’arco di un triennio di ricerca finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del 7° programma-Quadro. Seguirà un’ampia indagine presso industrie alimentari e produttori di imballaggi per raccogliere informazioni o suggerimenti sui vari punti di interesse.
L’obiettivo del programma è sfruttare nella produzione di film le eccellenti proprietà di barriera verso l'ossigeno del siero, peraltro già note, per migliorare la sicurezza microbiologica degli alimenti e, al tempo stesso, ottenere imballaggi “attivi” e più facilmente biodegradabili.
I promotori sperano di aumentare la durata a scaffale (shelf-life) del prodotto grazie all’impiego di mescole antimicrobiche derivanti dal latte. Si prevede anche che la struttura dei nuovi imballaggi possa ridurre la velocità di decomposizione, offrendo un valore aggiunto per i produttori e i rivenditori di alimenti.
“I film plastici basati sul siero potranno rappresentare un rilevante passo avanti per questo settore, sostituendo i copolimeri con proteine naturali – affermano i ricercatori italiani impegnati nel progetto - Lo strato derivante dal latte, potendo essere facilmente separato dagli strati di PE e PP, nelle fasi di selezione e lavaggio preliminari al recupero e riciclo del film alimentare post-consumo, eviterà quanto oggi avviene con materiali convenzionali dove i coestrusi di PE e PP rivestiti con polimeri sintetici o copolimeri, presentano fino al 40% di scorie da smaltire dopo l’uso”.
Il nuovo progetto potrebbe quindi apportare diversi benefici: riciclo più efficiente, ridotte emissioni di CO2 e maggior indipendenza dal costo del petrolio, permettendo ai produttori un miglior uso delle risorse e una riduzione dei costi. Inoltre, penetrando nuovi mercati con la valorizzazione di un loro sottoprodotto, le industrie casearie potranno aumentare i ricavi e la competitività.
Nell’ambito del progetto Wheylayer verranno studiati diversi supporti per i vari polimeri. Per esempio, l’adesione del rivestimento idrofilico derivante dal siero sarà migliorata con un sottostrato tra tale rivestimento di siero e i polimeri idrofobici, tenendo presente che materiali adatti per questo strato sono polimeri naturali non solubili come per esempio la gommalacca. In alternativa, verrà studiato l’utilizzo dell’effetto corona per i suoi risvolti positivi che favoriscono l’adesione fra gli strati.
Per poter mettere in pratica la tecnica Wheylayer, in un secondo stadio del progetto verranno sviluppati in laboratorio tre tipi di packaging: una sacca, un vassoio in plastica e un film per avvolgimento. Per validare il processo in un ambiente industriale e per verificare le sue caratteristiche, un prototipo di imballaggio Wheylayer sarà adottato da un’azienda (Tuba) del consorzio europeo.
I risultati di queste attività di ricerca saranno messi a disposizione attarverso seminari e corsi che si svolgeranno nella seconda parte del progetto triennale.
12 gennaio 2009 06:05
Un progetto di ricerca triennale studia la funzione barriera del siero del latte per la produzione di film multistrato attivi e più facili da riciclare.
Dieci Associazioni di categoria e quattro centri di ricerca – per l'Italia Cesap e Promaplast (quest'ultima in rappresentanza di Assocomaplast e Assorimap) - hanno costituito il consorzio europeo Wheylayer per studiare se e come il siero del latte possa sostituire polimeri e additivi nell’imballaggio multistrato di alimenti freschi.
L’attività del consorzio – coordinato dal centro di ricerca spagnolo Iris e dall’associazione catalana Pimec, – è stata avviata a Barcellona a metà dello scorso novembre: il primo passo è la definizione delle attività da svolgere nell’arco di un triennio di ricerca finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del 7° programma-Quadro. Seguirà un’ampia indagine presso industrie alimentari e produttori di imballaggi per raccogliere informazioni o suggerimenti sui vari punti di interesse.
L’obiettivo del programma è sfruttare nella produzione di film le eccellenti proprietà di barriera verso l'ossigeno del siero, peraltro già note, per migliorare la sicurezza microbiologica degli alimenti e, al tempo stesso, ottenere imballaggi “attivi” e più facilmente biodegradabili.
I promotori sperano di aumentare la durata a scaffale (shelf-life) del prodotto grazie all’impiego di mescole antimicrobiche derivanti dal latte. Si prevede anche che la struttura dei nuovi imballaggi possa ridurre la velocità di decomposizione, offrendo un valore aggiunto per i produttori e i rivenditori di alimenti.
“I film plastici basati sul siero potranno rappresentare un rilevante passo avanti per questo settore, sostituendo i copolimeri con proteine naturali – affermano i ricercatori italiani impegnati nel progetto - Lo strato derivante dal latte, potendo essere facilmente separato dagli strati di PE e PP, nelle fasi di selezione e lavaggio preliminari al recupero e riciclo del film alimentare post-consumo, eviterà quanto oggi avviene con materiali convenzionali dove i coestrusi di PE e PP rivestiti con polimeri sintetici o copolimeri, presentano fino al 40% di scorie da smaltire dopo l’uso”.
Il nuovo progetto potrebbe quindi apportare diversi benefici: riciclo più efficiente, ridotte emissioni di CO2 e maggior indipendenza dal costo del petrolio, permettendo ai produttori un miglior uso delle risorse e una riduzione dei costi. Inoltre, penetrando nuovi mercati con la valorizzazione di un loro sottoprodotto, le industrie casearie potranno aumentare i ricavi e la competitività.
Nell’ambito del progetto Wheylayer verranno studiati diversi supporti per i vari polimeri. Per esempio, l’adesione del rivestimento idrofilico derivante dal siero sarà migliorata con un sottostrato tra tale rivestimento di siero e i polimeri idrofobici, tenendo presente che materiali adatti per questo strato sono polimeri naturali non solubili come per esempio la gommalacca. In alternativa, verrà studiato l’utilizzo dell’effetto corona per i suoi risvolti positivi che favoriscono l’adesione fra gli strati.
Per poter mettere in pratica la tecnica Wheylayer, in un secondo stadio del progetto verranno sviluppati in laboratorio tre tipi di packaging: una sacca, un vassoio in plastica e un film per avvolgimento. Per validare il processo in un ambiente industriale e per verificare le sue caratteristiche, un prototipo di imballaggio Wheylayer sarà adottato da un’azienda (Tuba) del consorzio europeo.
I risultati di queste attività di ricerca saranno messi a disposizione attarverso seminari e corsi che si svolgeranno nella seconda parte del progetto triennale.
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