24 settembre 2025 08:46
Il consorzio autonomo per la gestione dei rifiuti dei beni in polietilene Polieco solleva dubbi sul disegno di legge Semplificazioni approvato in agosto dal Consiglio dei ministri per quanto concerne l'utilizzo del combustibile da rifiuti (CSS) negli impianti produttivi, in particolare nei cementifici (leggi articolo).
Il consorzio teme, infatti, le ricadute negative del provvedimento - il cui testo definitivo non è ancora noto - sulla filiera del riciclo e della produzione di manufatti in plastica riciclata.
“Lo ripetiamo come un mantra da sempre, è necessario che il comparto del riciclo si fondi su una raccolta dei rifiuti, soprattutto per quelli plastici, basata sulla qualità e non sulla quantità - afferma il direttore generale Claudia Salvestrini –. Solo così si può pensare di mantenere bassi i costi del granulo da riciclo”.
Il rischio paventato da Polieco è che si possa derogare a una raccolta di qualità e ben selezionata dei rifiuti urbani, senz'altro più costosa, affidandosi alla produzione di CSS, più semplice, redditizia e quindi concorrenziale rispetto all’ottenimento di frazioni omogenee destinate alla produzione di manufatti in plastica riciclata.
“Sono ben consapevole che il lavoro di altri consorzi, soprattutto di chi opera nel settore della raccolta urbana dei rifiuti plastici, sia molto più complesso, ma ritengo che inviare gli scarti ai cementifici non sia la strada giusta se davvero si vuole puntare sull’economia circolare - spiega Salvestrini (nella foto) -. E poi dovremmo chiederci in che modo si pone l’Italia, all’interno dello scenario europeo, dove invece sono molto più stringenti le procedure sulla qualificazione 'end of waste' di un combustibile che proviene dai rifiuti”.
Salvestrini traccia anche il fallimento di “una politica industriale favorevole all’utilizzo del CSS nei cementifici, che ha spinto il Legislatore anche ad emanare, nel 2013, il Regolamento recante la disciplina della cessazione della qualifica di rifiuto di determinate tipologie di combustibili solidi secondari (CSS)". "I numeri parlano chiaro: nel 2023 - sostiene il direttore di Polieco - si è prodotta una quantità di CSS – combustibile (end of waste) pari a meno di 120 mila tonnellate, utilizzate per la gran parte in soli 3 cementifici".
"Ciò che sorprende è che, proprio coloro che promuovono il disegno di legge sulla liberalizzazione del CSS – incalza la direttrice del Polieco – siano gli stessi soggetti imprenditoriali che potrebbero tranquillamente produrre il combustibile, in virtù delle autorizzazioni in possesso, ma che non lo fanno".
A queste perplessità, conclude Salvestrini - si aggiunge la necessità di “un’azione di trasparenza e di controllo delle autorizzazioni rilasciate da Autorità ambientali non particolarmente competenti, attraverso le quali impianti di asserito recupero possono cambiare codice ai rifiuti senza effettuare alcun trattamento fisico – chimico o meccanico”.
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