4 luglio 2022 11:56
A che punto siamo nell'applicazione della Direttiva UE del 2019 sugli articoli monouso in plastica, meglio nota come Direttiva SUP, trascorso un anno dalla scadenza dei termini per l'implementazione nei paesi membri? Non molto bene, secondo l'osservatorio attivato da due associazioni di settore della trasformazione - essenscia e IK Industrievereinigung Kunststoffverpackungen - insieme con la federazione europea dei trasformatori di materie plastiche EuPC.
Le associazioni rilevano, infatti, che non tutti gli Stati membri hanno ancora introdotto limitazioni alla messa in commercio di alcuni articoli monouso (primo grafico a destra) e alla marcatura obbligatoria di altri manufatti sempre monouso, come previsto dalla Direttiva SUP (grafico sotto).
Finora, solo 13 Stati membri hanno implementato i divieti all'impiego di cannucce e di alcuni imballaggi da asporto e bicchieri monouso in EPS.
Il timore è che la scarsa armonizzazione delle regole in ambito comunitario possa creare problemi alla libera circolazione delle merci.
EuPC - che si dice impegnata nell'attuazione tempestiva e conforme alla direttiva, anche se non è d'accordo con molti punti del testo - imputa le difficoltà di implementazione all'eccessiva fretta con cui si è voluta adottare la direttiva e al ritardo con cui sono stati pubblicati gli orientamenti della Commissione sull'ambito di applicazione, in alcuni punti anche poco chiari. Il che ha lasciato ampi spazi di interpretazione ai singoli paesi membri: in Italia, ad esempio, sono state esentate dall'ambito di applicazione le bioplastiche, ma - afferma la federazione dei trasformatori - diversi stati membri stanno andando oltre nelle restrizioni, o prevedono esenzioni e inasprimenti.
"Il mercato interno è più che mai frammentato a causa della crescente istituzione di norme nazionali speciali che ne minano l'integrità - affermano in una nota le tre associazioni -. L'industria delle materie plastiche è anche molto preoccupata dai tentativi fatti da alcuni Stati membri di introdurre divieti di più ampia portata, ad esempio per il confezionamento di frutta e verdura, nonché dal varo di regole sull'etichettatura specifiche per paese".
"La Commissione europea dovrebbe adempiere alle proprie responsabilità agendo come custode dei trattati UE in modo più deciso e intraprendere azioni più coerenti contro le norme nazionali divergenti, al fine di raggiungere gli ambiziosi obiettivi dell'economia circolare", prosegue la nota.
“È probabile che la frammentazione del mercato aumenterà, poiché alcuni Stati membri stanno pianificando divieti, invece di ridurre i consumi, concentrandosi su qualsiasi tipo di monouso in plastica, pur avendo implementato sistemi di gestione dei rifiuti all'avanguardia, la raccolta della plastica e il riciclo - commenta Olivier Van Volden, Expert Packaging and Circular Economy di essenscia -. La transizione verso l'economia circolare impone di guardare ai servizi sostenibili complessivi offerti alla società da plastiche e articoli monouso".
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