23 maggio 2022 09:42
Greanpeace ha diffuso un comunicato per rispondere alle accuse mosse da Biorepack e Assobioplastiche (leggi articolo) all'associazione ambientalista dopo la pubblicazione del report “Altro che compost”, dove si mette in dubbio l'effettivo compostaggio dei rifiuti in bioplastica (leggi articolo) raccolti con l'umido.
In un messaggio a pagamento pubblicato su alcuni quotidiani, Biorepack e Assobioplastiche avevano definito l'indagine condotta dall'associazione ambientalista "parziale e superficiale", realizzata "sfruttando le dichiarazioni di alcuni accademici e operatori del riciclo" con un approccio pregiudiziale, vera e propria crociata contro le bioplastiche.
La replica di Greepeace è arrivata a stretto giro di posta: "Nessuna crociata contro le plastiche compostabili, abbiamo raccontato solo la realtà dei fatti", esordisce la nota. "È doveroso ricordare come la nostra inchiesta si basi sulle testimonianze di personalità accademiche che collaborano con prestigiose università italiane, di professionalità tecniche del settore e dei laboratori coinvolti nel rilascio delle certificazioni sulla compostabilità - si legge nel comunicato -. Evidentemente, durante la lettura superficiale fatta da Assobioplastiche e Biorepack, è sfuggita la pluralità di competenze scientifiche che caratterizza l’inchiesta".
Vengono a questo proposito citati gli esperti dell’European Compost Network (ECN) e di European Bioplastics; per assicurare la pluralità delle voci - sottolinea Greeanpeace -, l’inchiesta include tra gli intervistati anche Carmine Pagnozzi, direttore tecnico di Biorepack.
Inoltre - si legge -, Assobioplastiche e Biorepack contestano a Greenpeace Italia di non menzionare la questione shopper. "Ebbene, da quanto emerge dall’inchiesta, gli shopper non rientrano tra i manufatti con problemi di degradazione negli impianti; problematica che, in base alle testimonianze raccolte, interessa i manufatti e imballaggi rigidi". Greenpeace "riconosce la bontà della legge sugli shoppers, proprio perché non prevede la sostituzione uno a uno. Al contrario, con le deroghe ed esenzioni inserite nel recepimento della direttiva europea sulle plastiche monouso (SUP) per i prodotti messi al bando (stovigliame), Greenpeace ravvisa un concreto rischio derivante dalla semplice e massiva sostituzione dei materiali. Si tratta delle stesse perplessità condivise dall’Europa nel parere circostanziato inviato al nostro governo nei mesi scorsi e che espone l’Italia al rischio di una procedura d’infrazione".
L'associazione sottolinea, infine, come l’indagine si prefigga lo scopo "di fare chiarezza sulle plastiche compostabili per preservare un’eccellenza italiana: quella della raccolta dei rifiuti organici che, nel pieno rispetto dell’economia circolare, ci consente di chiudere il cerchio per quel che riguarda la frazione umida."
In allegato la replica di Greenpeace punto per punto,
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