2 dicembre 2021 18:02
Il forte aumento dei prezzi dell’energia elettrica si sta trasformando in un serio problema per la filiera del riciclo di materie plastiche e gli effetti incominciano a farsi sentire: molte aziende si preparano a fermare le linee produttive con conseguente rallentamento della produttività e ricorso alla cassa integrazione.
ITALIA AI PRIMI POSTI PER IL CARO ENERGIA. Prendendo i dati Eurostat, nei primi sei mesi dell'anno l’Italia risulta uno dei paesi europei che registra i maggiori costi dell’energia elettrica: escludendo le imposte, un’azienda italiana con una banda di consumo da 20 a 500 MWh, nel primo semestre 2021 ha pagato in media 0,1077 €/KWh, con un aumento di 0,0102 €/KWh rispetto al secondo semestre 2020.
Si tratta di un costo medio decisamente più elevato rispetto ad altri paesi UE come Danimarca (0,0911 €/KWh), Germania (0,1041 €/KWh), Croazia (0,1060 €/KWh), Olanda (0,0839 €/KWh), Ungheria (0,0995 €/KWh), Slovenia (0,0942 €/KWh) o Polonia (0,0986 €/KWh).
Se poi aggiungiamo le imposte, il divario cresce ulteriormente: sempre considerando i primi sei mesi di quest'anno, il prezzo medio in Italia si attesta a 0,2133 €/KWh, in crescita di 0,0141 €/KWh rispetto al semestre precedente, anche in questo caso più elevato di quanto riscontrato in Belgio (0,1888 €/KWh), Olanda (0,1854 €/KWh), Francia (0,1718 €/KWh), Spagna (0,1698 €/KWh), Repubblica Ceca (0,1649 €/KWh), Croazia (0,1361 €/KWh), Ungheria (0,1367 €/KWh), Slovenia (0,1368 €/KWh) o Polonia (0,1649 €/KWh).
UN ESEMPIO CONCRETO. L’impatto della fiscalità sul prezzo dell’energia in Italia è rilevante, come emerge da alcune analisi eseguite da C.A.R.P.I. in collaborazione con le aziende consorziate, frutto di un attento monitoraggio dei costi e dei consumi.
Così, per un’azienda tipo che si occupa di riciclaggio di rifiuti in plastica e della loro trasformazione in materia prima seconda, l’utilizzo di 1MW aggiuntivo per le proprie attività operative comporta un aumento del costo in fattura da 91,91 a 122,13 euro (dallo 0,194 allo 0,246% in più). L’aumento di 1 €/MWh del prezzo medio dell’energia provoca un relativo aumento del costo in fattura da 659,33€ a 726,66 euro (dallo 0,596% allo 0,713%).
L’aumento del prezzo medio dell’energia attiva e dell'onere medio relativo alle “spese imposte e addizionali” ha ricadute importanti in termini di riduzione dei quantitativi di rifiuti trattati dall'azienda: sempre considerando un'azienda tipo, l’incremento di 1 €/MWh nel prezzo medio dell’energia attiva provoca in media una diminuzione di 29,705 tonnellate di rifiuti riciclati, mentre l’incremento di 1 €/MWh nelle “spese imposte e addizionali” provoca mediamente una diminuzione di 111,59 tonnellate.
L’aumento dei costi influisce anche sulla quantità di energia effettivamente utilizzata, in quanto il solo aumento di 1 €/MWh del prezzo medio dell’energia attiva provoca una diminuzione dei consumi in azienda pari a 22,721 MWh (circa l’8,036% in meno).
CARO CARBURANTE. A questa situazione, già allamante, si aggiunge il forte rincaro dei carburanti: dall’inizio dell'anno al 22 novembre 2021, il prezzo medio del diesel è passato da 1,324 €/l a 1,611 €/l (+21,68%), mentre quello della benzina è aumentato da 1,450 €/l a ben 1,746 €/l (+20,41%); in entrambi i casi si tratta di valori molto superiori rispetto a quanto osservato nello stesso periodo dello scorso anno (+27,45% per il diesel, +25,34% per la benzina).
Oltre all’incremento dei prezzi medi dei combustibili, nei primi undici mesi del 2021 si registra anche un incremento delle accise sul diesel, passate da 0,856€ a 0,908€ (+6,07%), e di quelle sulla benzina, da 0,990€ a 1,043€ (+5,35%).
Da analisi eseguite dal Centro studi C.A.R.P.I., emerge che l’aumento di 1 dollaro nel prezzo del barile di petrolio provoca in media un incremento di 0,0051 euro nel prezzo del diesel senza le accise (+0,974%) e di 0,0063 euro considerando anche le accise (+0,448%); analogamente, porta a un incremento medio di 0,0053 euro nel prezzo della benzina senza le accise (+1,034%) e di 0,0065€ in quello con le accise (+0,429%).
Come per l’energia elettrica, anche i costi dei carburanti sono oggi in Italia superiori rispetto a quanto si riscontra in molti Paesi europei, come - ad esempio - Croazia (1,482 €/l il diesel, 1,484 €/l la benzina), Repubblica Ceca (1,420 €/l il diesel, 1,465 €/l la benzina), Francia (rispettivamente 1,556 €/l e 1,665 €/l ), Germania (1,561 €/l e 1,741 €/l ), Ungheria (1,299 €/l e 1,299 €/l), Polonia (1,281 €/l e 1,284 €/l la benzina), Slovenia (1,473 €/l e 1,363 €/l) o Spagna (1,380 €/l e 1,512 €/l ).
Questo trend difficilmente si esaurirà nel corso del 2022. D’altro canto, il nostro Paese, essendo importatore di energia elettrica, petrolio e gas, subisce in modo piuttosto pesante questi rincari. I benefici saranno invece colti dei paesi esportatori, che iniziano a conquistare sempre maggiori fette del mercato italiano.
Con il contributo di:
Consorzio C.A.R.P.I.
Tel- 39 041 449055
www.consorziocarpi.com
info@consorziocarpi.com
© Polimerica - Riproduzione riservata