12 febbraio 2020 13:02
[aggiornato] Il Parlamento europeo ha rigettato con 394 voti a favore, 241 contrari e 13 astenuti la proposta della Commissione europea sulle concentrazioni massime di piombo nei manufatti in PVC (fino allo 0,1% nei nuovi prodotti) con deroghe per il PVC riciclato valide per i prossimi 15 anni: fino a 1% nel caso di PVC flessibile e al 2% per manufatti in PVC rigido. La proposta era già stata bocciata il 21 gennaio scorso dalla Commissione ambiente del Parlamento europeo (leggi articolo).
Respingendo la proposta di Bruxelles, non sarà più tollerato il piombo nei manufatti di PVC, bloccando di fatto il riciclo meccanico dei manufatti prodotti in passato con stabilizzanti al piombo (legacy additives) come i profili per serramenti e altri manufatti durevoli.
Gli europarlamentari - si legge in una nota - ritengono che la proposta della Commissione sia contraria al principio alla base del regolamento REACH, che è proteggere la salute umana e l’ambiente e che i livelli indicati non corrispondano a "livelli di sicurezza”, sottolineando la disponibilità di alternative a questo metallo pesante.
LA REAZIONE DI EUPC. L’associazione europea dei trasformatori, EuPC, si dichiara contrariata dalla decisione del Parlamento. "Questo voto non tiene conto del fatto che la proposta seguiva una valutazione scientifica avviata cinque anni fa dall'Agenzia europea per le sostanze chimiche e dai suoi comitati portando ad una decisione equilibrata di gestione del rischio da parte della Commissione e degli Stati membri - commenta Alexandre Dangis, direttore dell’associazione -. La decisione del Parlamento rinvia inoltre il divieto di importazione di articoli contenenti piombo, che era il primo motivo a giustificare la restrizione e creerà condizioni di disparità per l'industria europea che ha sostituito volontariamente gli stabilizzanti al piombo”. Inoltre, sottolinea Dangis, si tratta di un pessimo segnale che comprometterà i risultati della Circular Plastics Alliance, quanto meno per l’incertezza che instillerà sugli investimenti in nuovi impianti di riciclo in Europa. "L'entità dei danni - conclude - dipenderà da come sarà gestito il dossier da parte della Commissione europea”.
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Amut ha avviato in Australia il suo terzo impianto di riciclo in due anni mezzo, con piena soddisfazione del cliente. Dopo il PET è la volta delle poliolefine.