8 gennaio 2020 08:59
Dopo un 2019 in leggero declino (-0,4%), la produzione chimica italiana si prepara ad un 2020 all’insegna della stabilità, in linea con il trend europeo condizionato dall’andamento negativo della Germania. Nell’anno appena trascorso, infatti, la produzione continentale di chimica è scesa del -0,8% e quella tedesca del -3,4%.
Per quanto concerne il nostro paese - segnala Federchimica - i segnali di ripartenza, intravisti a inizio 2019, si sono rivelati un mero frutto del ciclo scorte e la restante parte dell’anno ha confermato una situazione di diffusa debolezza della domanda di chimica. Il settore risente del crollo del settore auto , mentre gli unici settori in terreno positivo sono i consumi non durevoli e le costruzioni; in quest’ultimo caso, però - avverte la federazione dell’industria chimica nel suo più recente rapporto congiunturale - "i segnali sono discontinui, disomogenei sul territorio nazionale e comunque limitati in relazione alla gravità di una crisi decennale”.
"Il clima di persistente incertezza - si legge nel report - si traduce in ordini, da parte dei clienti, frammentari e altalenanti con conseguenti difficoltà di programmazione e un significativo aggravio dei costi per le imprese chimiche. L’elevata volatilità delle quotazioni petrolifere rappresenta un ulteriore fattore di disturbo".
Non hanno aiutato il comparto, come in passato, le esportazioni, scese l’anno scorso del -1,7% in valore. A condizionare le vendite all’estero è stato soprattutto il mercato europeo (-2,8%) che assorbe oltre il 60% del nostro export. In presenza di un cambio euro/dollaro favorevole, le vendite sui mercati extra-europei hanno fatto leggermente meglio, chiudendo in pareggio (+0,1%) e nei mesi più recenti hanno mostrato qualche incoraggiante segnale di risveglio.
Anche le importazioni mostrano nel 2019 un significativo arretramento (-2,4% in valore), soprattutto quelle dall'Europa (-5,0%) mentre sono cresciute le forniture extra-europee (+5,6%). Il
parallelo ridimensionamento di import ed export ha portato ad un miglioramento del saldo
commerciale settoriale, pari a 328 milioni di euro nei primi 9 mesi dell'anno.
Per quanto concerne l’anno in corso, oltre ad un quadro mondiale nel segno dell’incertezza, Federchimica segnala l’effetto negativo del bando delle plastiche monouso al quale si aggiungeranno gli effetti della plastic tax e, più in generale, delle iniziative, prese da Istituzioni e operatori, penalizzanti e spesso prive di ogni fondamento scientifico. Preoccupano, inoltre, i rischi di un peggioramento della congiuntura tedesca e le dispute commerciali, che non coinvolgono solo USA e Cina, ma si estendono anche all’UE. In particolare - segnala la Federazione -, non può dirsi completamente scongiurato il pericolo di dazi sulle importazioni americane di auto.
"Il risveglio dell’export sarà limitato (+1,0% in volume dopo il -2,0% del 2019) – anche alla luce dei rischi di rafforzamento del cambio euro/dollaro – e si accompagnerà alla parallela riattivazione delle importazioni (+1,5%). Anche sul fronte della domanda interna, gli spazi di miglioramento sono ristretti (+0,4% dal -0,6% del 2019) e condizionati al mantenimento di un clima di collaborazione tra Governo e Istituzioni europee".
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