11 ottobre 2019 15:37
Nel corso dell’audizione del 9 ottobre scorso alla Commissione Ambiente della Camera, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla normativa che regola la cessazione della qualifica di rifiuto ("end of waste"), il presidente di Assobioplastiche, Marco Versari, ha sottolineato l'importanza di completare l'istruttoria sull'approvazione dello statuto del consorzio Biorepack, da parte del Ministero dell’ambiente.
Quello che potrebbe diventare il settimo consorzio di filiera all'interno del sistema Conai dovrebbe occuparsi della gestione del fine vita degli imballaggi in bioplastica, oggi gestiti da Corepla (leggi articolo). “É il momento di cambiare - ha affermato -: l’evoluzione delle normative, l’approvazione della direttiva SUP, l’introduzione degli imballaggi in bioplastica nella raccolta differenziata spingono in questa direzione”.
Secondo Versari (nella foto durante l'audizione), Biorepack è l’anello che manca all’interno del sistema Conai: “In sinergia con i compostatori, le nostre piattaforme di trattamento, e con Corepla, il nuovo consorzio potrà portare ad un miglioramento dei livelli qualitativi e quantitativi della raccolta differenziata, sia nella frazione organica che per i rifiuti plastici”.
Il consorzio Biorepack è stato costituito nel novembre 2018 e un mese dopo è stata presentata a Minambiente la domanda di riconoscimento e depositata la bozza di statuto accompagnata da una relazione tecnica. La domanda avrebbe dovuto ricevere una risposta entro 90 giorni, che non è ancora arrivata, anche se nel frattempo si sono tenuti diversi incontri tecnici tra le parti.
L’urgenza sull’avvio del consorzio è anche motivata dalla nuova struttura dei contributi ambientali sugli imballaggi in plastica (CAC) che entreranno in vigore dal 1° gennaio 2020 (leggi articolo), particolarmente penalizzanti per gli articoli in bioplastica, anche se - ha sottolineato Versari - "l'aumento non appare giustificato dai costi del fine vita dell'organico".
Particolarmente colpiti i produttori di sacchetti e di stoviglie in bioplastica: i primi vedranno infatti aumentare il CAC da 208 a 436 euro a tonnellata (passando dall'attuale fascia B alla nuova B2), mentre per piatti e bicchieri, elencati in fascia C, il contributo sale da da 369 a 546 euro a tonnellata. L'alternativa è rappresentata da sacchetti e stoviglie di carta, prodotti in larga parte in Asia, che pagano un Contributo ambientale a Comieco di soli 35 euro a tonnellata.
"La frazione organica dei rifiuti oggi è inquinata da grandi volumi di plastica tradizionale che ancora si trovano nelle raccolte differenziate, come sacchetti o imballaggi non conformi - ha quindi spiegato Versari -. La frazione estranea ha un fattore di trascinamento di 1 a 4: ovvero per togliere 1 kg di materiale non conforme, si perdono 4 kg di materiale compostabile, che potrebbe diventare fertilizzante; una perdita rilevante dal punto di vista merceologico ed economico”.
Per quanto concerne il pacchetto 'Circular economy’ UE, il recepimento da parte del nostro paese con la recente legge di delegazione, secondo il presidente di Assobioplastiche, “lancia un messaggio chiaro sulle tempistiche di obbligatorietà della raccolta differenziata dell’organico su tutto il territorio nazionale entro il 2020, e individua altrettanto chiaramente che il fine vita dei materiali plastici biodegradabili e compostabili è quello della frazione organica. In questo l'Italia ha dato un segnale davvero molto forte all'intera Europa”. In questo senso, ha ricordato Versari, i processi di riciclo organico sono una particolare forma di end-of-waste, attraverso i quale i manufatti in bioplastica tornano a nuova vita, sotto forma di digestato e di compost, poiché incardinati nella nuova legge di delegazione e normati da quella sui fertilizzanti.
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