26 luglio 2018 07:48
Pro.mo, il gruppo dei produttori di stoviglie monouso in plastica attivo all’interno di Unionplast, ha rilasciato un position paper (“Le nostre ragioni sul piatto”) in merito alla proposta di direttiva UE volta a proibire l’uso di piatti e posate di plastica.
Secondo l’associazione “la proposta potrebbe non ridurre significativamente l’inquinamento marino, non aiuta l’economia circolare, danneggia l’industria italiana e toglierà qualcosa alla nostra vita di tutti i giorni".
TRE COSE DA VERIFICARE. Se l’obiettivo della UE è la lotta all’inquinamento marino mondiale da plastica - si chiede l’associazione - che efficacia reale può avere il bando se per il 90% il marine litter è originato da 10 fiumi extraeuropei; oltre tutto, viene chiesta la messa al bando dei piatti di plastica, che non figurano nemmeno tra i primi 10 articoli trovati sulle spiagge.
Pro.mo rigetta anche l’assunto che le stoviglie in plastica usate in Europa siano in larga parte di provenienza extraeuropea: “Quasi il 50% delle stoviglie in plastica vendute in Europa sono made in Italy - afferma -: metterle al bando danneggerebbe soprattutto l’industria italiana che assicura molti posti di lavoro”.
Esistono alternative efficaci? Secondo i produttori di stoviglie monouso anche i prodotti biodegradabili non sono esenti dalla dispersione nei mari, se questa è dovuta alla maleducazione dei consumatori.
TRE COSE DA SAPERE. Pro.mo sottolinea, come ha già fatto in passato, che la quantità di plastica utilizzata per produrre posate e piatti incide per circa lo 0,6% circa sul totale del consumo europeo di materie plastiche.
Pro.mo ha anche promosso uno studio del ciclo di vita LCA comparativo sulle stoviglie, che dimostrerebbe come l’impatto ambientale dell’intero ciclo di vita delle stoviglie monouso in plastica - polipropilene e polistirene - sia mediamente inferiore di quello delle stoviglie in bioplastica PLA (acido polilattico) e in polpa di cellulosa.
Inoltre, il riciclo delle materie plastiche, in particolare del packaging, ha raggiunto in Italia dimensioni e qualità allineate alla media europea, e la produzione nazionale di macchine e impianti per il riciclo della plastica costituisce un’eccellenza per il nostro paese.
TRE COSE DA FARE. “Riciclare, riciclare, riciclare”, questo il mantra dei produttori di articoli monouso. “Siamo pronti a condividere con tutti gli attori della catena produttiva-distributiva l’impegno per elaborare e proporre progetti che portino al massimo possibile la percentuale di prodotto riciclato - afferma Pro.mo nel documento -. Siamo pronti a promuovere e aumentare l’impiego di materiali provenienti da circuiti di riciclo senza che ciò infici la qualità dei prodotti e la sicurezza dei consumatori”.
“Non ci sono prodotti buoni o cattivi, ma comportamenti giusti o sbagliati - sottolinea però l’associazione -. Le stoviglie monouso in plastica sono destinate soprattutto a utilizzi emergenziali o di massa, per ricorrenze ed eventi, oppure per consumi frugali o in movimento. Situazioni di consumo che riguardano la gente comune, che sarebbe altrimenti costretta a usare alternative che possono anche essere più costose. O meno funzionali. O più impattanti”.
Pro.mo nota, infine, che piatti, posate e bicchieri in plastica sono totalmente riciclabili, e vanno inseriti in toto nel sistema di raccolta e riciclo degli imballaggi (oggi lo sono parzialmente), "per controllarne i flussi, riciclarli nella più alta misura possibile e sottoporli al giusto contributo per il riciclo".
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Lucy Plast ridisegna la circolarità degli imballaggi secondari puntando su servizi di recupero e gestione del fine vita.