4 aprile 2018 08:40
L’agenzia Spaziale Europea (ESA) ha deciso di dedicare un progetto specifico alla lotta contro l’inquinamento dei mari, “Remote Sensing for Marine Litter”, che per mezzo di un satellite traccerà una mappa e terrà sotto controllo la concentrazione di inquinanti plastici presenti negli oceani.
La difficoltà - spiegano i tecnici dell’ESA - è di identificare dallo Spazio i minuti frammenti che si originano dalla degradazione dei manufatti in plastica. In passato sono state condotte delle misurazioni indirette del fenomeno attraverso i dati sulle correnti oceaniche rilevati dai satelliti, ma ora - per la prima volta - si vuole procedere ad una misurazione diretta delle concentrazioni di inquinanti.
“Stiamo valutando la fattibilità della misurazione ottica diretta dei rifiuti di plastica utilizzando i satelliti - spiega Paolo Corradi, che supervisiona il progetto per conto di ESA -. Ciò potrebbe sembrare impossibile, ma abbiamo ragione di credere che possa essere effettivamente realizzabile, almeno per alcune concentrazioni di inquinanti”. “Non stiamo parlando di individuare oggetti galleggianti - sottolinea -, ma di identificare dallo Spazio la specifica ‘firma’ spettrale della plastica, nello stesso modo in cui oggi siamo in grado di rilevare le concentrazioni di fitoplancton, sedimenti in sospensione e altri inquinanti”.
A questo scopo potrebbe essere sfruttata la tecnica basata sui raggi infrarossi già impiegata con successo negli impianti di selezione e riciclo per identificare e separare le plastiche da altri materiali presenti nei rifiuti.
Al progetto stanno lavorando dal mese di settembre due team di ricerca britannici, guidati da Argans e dal Plymouth Marine Laboratory, in collaborazione con esperti di ambiente marino. Il lavoro verte sull’identificazione dei requisiti necessari al satellite per poter rilevare rifiuti plastici attraverso l’analisi nell'infrarosso a onde corte.
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