29 settembre 2016 07:28
Dopo la brusca interruzione dei mesi scorsi, che ha portato scioperi e agitazioni nelle fabbriche, sono riprese ieri a Roma le trattative per il rinnovo del contratto di lavoro dei metalmeccanici.
Al tavolo, Federmeccanica e Assistal hanno presentato una nuova proposta articolata su sei punti:
• Riconoscimento a tutti i dipendenti dell’inflazione consuntivata con un decalage progressivo (il 100% nel 2017; il 75% nel 2018; il 50% nel 2019) e un aumento del welfare aziendale detassato (100 € nel 2017; 150 € nel 2018; 200 € nel 2019);
• Premi di risultato esclusivamente variabili per collegare gli incrementi salariali ai miglioramenti aziendali;
• Assorbimento nei minimi, a partire dal 2017, delle parti fisse della retribuzione;
• Il diritto soggettivo alla formazione per il 100% dei lavoratori;
• Il potenziamento della previdenza complementare e l’universalità dell’assistenza sanitaria.
CI SONO CONDIZIONI PER IL RINNOVO. Per il presidente di Federmeccanica Fabio Storchi ora ci sono ora tutte le condizioni per un esito positivo, a breve, della vertenza contrattuale: “Abbiamo dato risposte importanti a tutte le sollecitazioni di questi mesi mantenendo allo stesso tempo una coerenza di fondo con gli obiettivi di Rinnovamento. Pensiamo che questa nuova proposta sia “equilibrata””, ha dichiarato al termine dell'incontro.
"Con questa proposta, abbiamo scelto la via della gradualità – ha aggiunto il Presidente di Assistal Angelo Carlini - per accompagnare le persone verso un cambiamento culturale ineludibile, se vogliamo difendere il lavoro. Il perno del nuovo contratto deve essere il giusto equilibrio tra retribuzione e welfare, per ridurre il cuneo fiscale e ottenere condizioni migliori per aziende e lavoratori”.
Pur aprendo ai sindacati, Federmeccanica sottolinea che il modello tradizionale di CCNL non è più sostenibile. Nel triennio 2013-2015 c’è stato uno scostamento netto tra inflazione prevista ed inflazione reale (6,02% vs 2,31%), tra il 2007 al 2015 le retribuzioni sono cresciute il doppio del costo della vita (+26,3% vs +13,1). Nello stesso periodo la produzione metalmeccanica è diminuita del 30% con una perdita di 280.000 posti di lavoro e nel settore impiantistico la produzione si è ridotta del 35% con meno 80.000 occupati mentre la ricchezza prodotta nei due settori è diminuita del 15%.
I SINDACATI CHIEDONO PIÙ SALARIO. Pur apprezzando il contenuto innovativo della proposta, i sindacati ritengono ancora poco congrua l’offerta in tema di salario.
Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl, chiede infatti “un pieno recupero inflattivo e per tutti, con le basi di calcolo condivise nei contratti precedenti”. Secondo il sindacalista, se l’inflazione viene valutata a consuntivo, a distanza di 18 mesi, bisogna riconoscere gli arretrati con meccanismi di tutela per non impoverire il potere d’acquisto dei lavoratori, ricordando che, con un’inflazione bassa, “riconoscerne quote minime e su basi di calcolo ridotte è assurdo”.
Sulla stessa posizione è il segretario della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, che respinge una “riduzione programmata del potere d’acquisto dei lavoratori attraverso il decalage del recupero dell’inflazione”, sottolineando che: "Il recupero integrale dell'inflazione deve essere garantito a tutti e non può essere sostituito da forme di welfare. Tema, quest’ultimo, che riteniamo utile e positivo che venga discusso nel Contratto nazionale, per garantire così a tutti i lavoratori la certezza di erogazione di risorse e/o servizi".
Landini apre alla sperimentazione di un nuovo impianto contrattuale “a partire dal fatto che la contrattazione nazionale e quella aziendale abbiano un ruolo distinto: con il contratto nazionale destinato a garantire ed estendere i diritti universali (potere d’acquisto, sanità e previdenza complementare, formazione, sistema degli orari, inquadramento, partecipazione) e una qualificazione del contratto di secondo livello (aziendale e territoriale) che permetta un confronto reale con le imprese su organizzazione e qualità del lavoro, orario, professionalità e premi salariali di risultato”.
SI TORNA AL TAVOLO IN OTTOBRE. Il prossimo incontro, che potrebbe sbloccare le trattative per il rinnovo del contratto, è stato fissato a Roma il prossimo 12 ottobre: “sarà un momento importante per verificare la possibilità di arrivare a una conclusione positiva e condivisa della vertenza, affrontando tutte le tematiche che nei mesi scorsi sono state oggetto di negoziato”, nota Landini.
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