21 giugno 2016 07:50
Nell’ambito della campagna #unsaccogiusto di Legambiente contro la diffusione di bioshopper non conformi alla legge, l’associazione ambientalista e la rivista La Nuova Ecologia hanno prelevato in tutta la penisola e sottoposto ad analisi presso il CNR di Catania 26 campioni di sacchetti etichettati come biodegradabili e compostabili.
ANALISI MULTIPLE. Le analisi, eseguite dal CNR Ipcb, hanno riscontrato presenza significativa di polietilene in sei bioshopper, che in due casi era “non inferiore al 7%”. In tutti gli altri campioni, solo 4 bioshopper sono risultati completamente privi di PE, mentre nei restanti 16 sono state riscontrate tracce di questa poliolefina, in quantità valutate però non particolarmente significative.
Le analisi - spiega in un video (vedi sotto) Paola Rizzarelli, ricercatrice al CNR - sono state più d’una: un primo screening chimico dei componenti mediante pirolisi analitica accoppiata con gascromatografia e spettrometria di massa ha consentito di individuare i sacchetti contenenti polietilene. Questi sono stati sottoposti ad un’ulteriore analisi termogravimetrica, al fine di valutare se la concentrazione fosse superiore al limite consentito dalla norma EN 13432, pari all’1% del peso totale.
SOLO TRACCE? Ovviamente, tracce di polietilene potrebbero essere causate da contaminazione delle linee, utilizzate anche per altre produzioni oltre ai bioshopper, anche se una quantità superiore al 7 percento appare senz’altro anomala.
DENUNCIA ALL'ANTITRUST. Sulla base di questi risultati, Legambiente ha deciso di segnalare l’episodio all’Antitrust, autorità garante della tutela del mercato e della concorrenza. “I risultati parlano chiaro - dichiara Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente -. ci troviamo di fronte a una frode con risvolti anche di natura ambientale che fa pensare a recenti vicende esplose nel mondo delle auto. In questo caso non è la criminalità organizzata ad agire ma normali aziende produttrici che contraffanno i prodotti che distribuiscono sul mercato. Un danno grave all’ambiente e all’economia sana, che rischia di compromettere l’efficacia di una normativa che ci vede all’avanguardia in Europa”.
“Fino ad oggi - aggiunge la Presidente di Legambiente - le grandi catene si sono rivelate attente al rispetto della normativa, ma l’indagine dimostra che non è sempre così facile. Ed è una questione da risolvere una volta per tutte, non solo per la salute dell’ambiente e del mare, ma soprattutto per non fermare un processo virtuoso che è in atto. Perché nonostante l’illegalità il consumo di buste di plastica in Italia sta calando, sempre più persone utilizzano le sporte riutilizzabili: segnali importanti che ci dicono che la strada intrapresa è quella giusta”.
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