11 aprile 2016 08:28
È stato “consegnato” nei giorni scorsi alla Stazione spaziale internazionale (ISS) un nuovo modulo sperimentale gonfiabile, denominato Beam, che sarà sperimentato per due anni al fine di valutarne resistenza e prestazioni in vista di un impiego più esteso nelle future missioni spaziali. Il modulo, infatti, potrebbe essere impiegato, oltre che nello Spazio, anche per costruire basi sulla Luna o su Marte, dove ospitare i primi esploratori spaziali.
MODULO SPERIMENTALE. Prima, però, Beam dovrà dimostrare di essere in grado di resistere alle radiazioni e all’impatto con micrometeoriti: per questa ragione, il modulo unito alla ISS non sarà abitato stabilmente, ma riempito di sensori che rileveranno per due anni pressione, temperatura, protezioni dalle radiazioni e dagli impatti di frammenti e detriti. Periodicamente saranno condotte ispezioni da parte degli astronauti presenti sulla stazione. Conclusa la fase di test, il modulo verrà sganciato e si disintegrerà in atmosfera.
GONFIATO NELLO SPAZIO. Messo a punto dalla americana Bigelow Aerospace, Beam - acronimo di Bigelow expandable activity module - una volta gonfiato avrà un volume di 16 metri cubi, una lunghezza di 4 metri per una larghezza di 3,2 metri.
Il modulo è composto da due paratie di metallo, una struttura in alluminio, un rivestimento multistrato costituito da layer alternati di un tessuto sintetico brevettato e da un isolamento in espanso vinilico a celle chiuse. Secondo il produttore, il modulo - il cui spessore delle pareti è pari a 46 cm - sarebbe in grado di garantire la stessa protezione dalle radiazioni offerta dai moduli rigidi della stazione spaziale e una protezione balistica addirittura superiore.
Il modulo è stato inviato sgonfiato con un razzo Dragon l’8 aprile scorso. Attraverso il braccio robotico Canadarm sarà estratto dalla navicella spaziale e messo in posizione dagli astronauti presenti sulla ISS, quindi si gonfierà assumendo le dimensioni finali.
PRECEDENTI. Lo sviluppo di moduli spaziali gonfiabili risale ai prima anni ’60, quando la Nasa commissionò a Goodyear Aerospace il progetto di una Stazione Spaziale espandibile, di cui fu anche realizzato un prototipo di dimensioni reali, una sorta di pneumatico gigante a forma toroidale capace di ospitare due astronauti. L’idea fu abbandonata perché l’ampia superficie gommata risultava troppo vulnerabile all’impatto con micrometeoriti.
Negli anni ’90 l’agenzia spaziale americana mise a punto TransHab, struttura ibrida espandibile fino a 8 metri, sviluppata in collaborazione con Alenia spazio. I diritti e i progetti furono acquisiti dalla Bigelow Aerospace, che tra il 2006 e il 2007 mise in orbita i primi veicoli abitativi gonfiabili sperimentali Genesis I e Genesis II; moduli ancora oggi in orbita con l’obiettivo di testare nel lungo periodo sistemi e materiali e verificarne la vita operativa.
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