Abbiamo intervistato il CEO della società Fausto Ventriglia per saperne di più sul progetto di diversificazione annunciato nei giorni scorsi.
10 luglio 2015 06:24
L’annuncio del piano di diversificazione di Sandretto in ambiti industriali lontani dallo stampaggio ad iniezione (articolo qui), quali i “mini zuccherifici” e gli impianti per la produzione di bioplastiche ha sorpreso e suscitato curiosità - e in qualche caso scetticismo - tra gli operatori del settore.
Per saperne di più abbiamo raggiunto al telefono Fausto Ventriglia, CEO di Sandretto, che ci ha illustrato il piano industriale.
Deve ammettere che il vostro annuncio è sensazionale: si può capire la diversificazione nelle stampanti 3D, ma zucchero e bioplastiche cosa c’entrano con Sandretto?
I progetti annunciati nei giorni scorsi sono stati lanciati dalla capogruppo Photonike, che opera come una società di investimenti nel campo delle “distruptive technologies”, tecnologie pronte a compiere un salto evolutivo. Quando è possibile coinvolgono anche Sandretto, con l’obiettivo di saturare le capacità industriali e favorirne la crescita.
Se parliamo della costruzione degli impianti per la produzione di zucchero della Green Power Industries (GPI), non siamo poi così molto lontani da ciò che oggi facciamo a Pont Canavese. Il processo impiega infatti una pressa a vite con forza di 50 tonnellate per spremere le barbabietole, non molto diversa da una macchina ad iniezione, tanto che rispetto al progetto originario abbiamo apportato due innovazioni già presenti sull’ultima generazione delle nostre presse Serie Dieci: la chiusura a pistone e il riscaldamento a induzione, quest’ultima montata sugli evaporatori. Alcuni componenti in ghisa delle versioni più piccole della Serie Dieci sono già compatibili con le presse per zucchero. Senza contare che le lavorazioni meccaniche e l’approvvigionamento delle materie prime sono in linea con l’attività delle officine Sandretto, in particolare lavorazioni a tornio e fresa.
Può spiegarci brevemente il processo di produzione dello zucchero?
La tecnologia sviluppata da GPI si basa su un nuovo processo di cristallizzazione che consente di creare zuccherifici in miniatura, che possono essere installati a bordo campo, direttamente presso il coltivatore. La versione più piccola è contenuta in due container e consta di quattro unità: pressa, evaporatore, cristallizzatore e centrifuga. Per quella più grande occorre invece un capannone di circa 2.000 m2.
Esiste qualche impianto funzionante?
A Ferrara è attivo, presso un gruppo di coltivatori di barbabietole, un impianto pilota che abbiamo potuto visionare per capire se fossimo stati in grado di realizzare i pezzi e assemblarli. Posso dire che la tecnologia funziona: GPI ha già venduto una ventina di unità, con ordini per circa 50 impianti, che costruiremo in Sandretto.
E per quanto concerne gli impianti per bioplastiche? In questo caso la taglia e la complessità degli impianti sono ad un altro livello…
Dallo zucchero si possono ottenere polietilene verde via etanolo e acido polilattico (PLA). GPI ha sviluppato un processo compatibile con impianti di dimensione ridotta: si parte dallo zucchero e dalla melassa prodotti a livello locale, avviata a centri periferici dove avviene il primo processo di fermentazione, mentre l’ultima fase di produzione delle bioplastiche è concentrata in un unico impianto, per sfruttare le economie di scala. Questa struttura dovrebbe comportare investimenti ridotti rispetto ai processi esistenti.
Photonike e GPI hanno sottoscritto in questo caso un accordo strategico in vista della costruzione dei primi impianti nel 2019 o nel 2020.
Sandretto avrà ancora tempo e risorse per costruire presse?
Presse e stampanti 3D restano il nostro core business. Certo, Pont Canavese ha dei limiti di spazio, ma nei nostri progetti di diversificazione pensavamo di coinvolgere l’impianto ex OM Carrelli di Modugno, di grandi dimensioni e con manodopera da saturare, ma il Ministero dello sviluppo economico ha preferito un altro progetto.
Come vanno le vendite di presse ad iniezione?
Bene, la nuova Serie Dieci presentata al Plast ha riscosso molto interesse, soprattutto per le versione più piccole, tanto che a luglio sono entrate in produzione a Pont Canavese 24 presse. In Bangladesh abbiamo ottenuto un ordine di 17 presse da 150 tonnellate, abbiamo consegnato la pressa da 1.000 tonnellate esposta in Fiera, una simile è in fase in completamento e stiamo trattando con un cliente spagnolo per una 5.000 tonnellate. Stiamo anche mettendo a punto un processo innovativo per il settore automotive, che presenteremo in autunno.
E le stampanti 3D?
Nei prossimi giorni partirà a Pont una nuova linea per stampanti 3D, con capacità produttiva pari a 25 pezzi al giorno (per turno): a questo scopo stiamo già formando una decina di lavoratori. Al Plast le nostre nuove stampanti hanno riscosso un successo notevole, superiore alle nostre aspettative, con ordini soprattutto sul modello intermedio e su quello più grande.
Molta carne al fuoco: non è che all’orizzonte c’è la quotazione in Borsa?
È nei nostri piani, ma non in tempi brevi. Prima dobbiamo consolidare la produzione, aumentare il fatturato e rendere la società più redditizia. La collocazione in Borsa fa parte dell’accordo stipulato con la Regione Piemonte quando abbiamo rilevato Sandretto, tanto che Finpiemonte, in caso di quotazione entro i primi tre anni, si è impegnata a concedere il marchio in anticipo rispetto ai cinque anni concordati.
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