L’anno scorso i consumi italiani sono scesi di tre punti percentuali a 121mila tonnellate.
28 marzo 2014 16:05
Ancora un anno in contrazione per i consumi italiani di polistirene espanso sinterizzato (EPS), che nel 2013 chiudono a 121.000 tonnellate, contro le 125.000 ton dell’anno precedente. Il calo di tre punti percentuali riflette le difficoltà dei due principali mercati di destinazione, edilizia e imballaggio, pur essendo meno pesante di quello registrato nel 2012 (-11%).
I dati, elaborati da AIPE - Associazione Italiana Polistirene Espanso sulla base delle dichiarazioni dei soci produttori di materia prima, sono suddivisi nelle tre tecnologie produttive (blocco, preformati e perle sfuse) per i due principali settori applicativi (edilizia e imballaggio) e per gli altri utilizzi finali.
Con 69.000 tonnellate, l’edilizia assorbe circa il 57% dei consumi di EPS, confermandosi come il principale settore applicativo: i volumi di questo segmento sono scesi l’anno scorso del 4% sul 2012, determinando l’andamento recessivo: in difficoltà sono stati soprattutto blocchi, lastre e derivati (-8.000 ton), mentre è cresciuta la domanda di preformati, passata da 22.000 a 27.000 tonnellate.
L’imballaggio conferma invece i volumi del 2012, fermandosi a 49.000 tonnellate, pari a circa il 40% del mercato, con un trend opposto a quello dell’edilizia: blocchi e lastre sono cresciuti di 4.000 tonnellate, mentre i preformati hanno perso un volume pressoché identico.
Al di la? dei numeri - commenta l’Associazione -, interessanti considerazioni sono emerse da una ricerca sul mercato 2013 dell’EPS effettuata da Plastic Consult per conto di AIPE, che possono essere così riassunte: nel settore dell’edilizia persiste una crisi di liquidita? dei clienti e, di conseguenza, permane il rischio di insolvenze. In edilizia, le nuove costruzioni sono ancora ferme mentre le riqualificazioni registrano un andamento discreto;in questo scenario, aumenta la penetrazione dell’EPS a migliorata conducibilita? termica. Resta il rischio di ulteriori chiusure nei settori industriali a valle (elettrodomestici, mobile, ecc..) con inevitabili ripercussioni nel settore dell’imballaggio.
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