Nelle pieghe del DL Sviluppo bis potrebbe esserci una norma che anticipa al 31 dicembre 2012 l'entrata in vigore delle sanzioni per chi vende sacchetti non certificati UNI EN 13432.
8 ottobre 2012 15:48
Nel Dl Sviluppo bis licenziato il 4 ottobre scorso dal Consiglio dei ministri, all'articolo 34 c'era - e forse c'è ancora - un provvedimento che potrebbe creare panico tra i produttori di sacchetti in plastica. Sono poche righe al comma 19 che anticipano dal 31 dicembre 2013 al 31 dicembre di quest'anno l'entrata in vigore delle sanzioni per chi produce e vende sacchetti per la spesa non conformi con le disposizioni della Legge 28/2012, che prescrive l'impiego di materie plastiche non solo biodegradabili, ma anche compostabili secondo la norma UNI EN 13432.
Secondo la Legge 28/2012, la commercializzazione dei sacchi non conformi è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma da 2.500 euro a 25.000 euro, aumentata fino al quadruplo del massimo se la violazione del divieto riguarda quantità ingenti di sacchi per l'asporto oppure un valore della merce superiore al 20 per cento del fatturato del trasgressore.
Non è ancora chiaro se il comma 19 sia sopravvissuto o meno nella versione definitiva del decreto legge; in un testo che siamo riusciti a recuperare, l'art 34 non va oltre il comma 18. Sul testo pubblicato ieri dal Sole 24 Ore si legge invece: "19. All'art. 2, comma 4 del decreto-legge 25 gennaio 2012, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 28, le parole « A decorrere dal 31 dicembre 2013, » sono sostituite con "A decorrere dal 31 dicembre 2012".
In ogni caso, sulla base delle prime indiscrezioni di stampa, AssoEcoPlast - associazione che rappresenta i produttori di plastica resa biodegradabile grazie all’utilizzo di da additivi - ha chiesto spiegazioni al ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera.
"Come è possibile stabilire per decreto la cancellazione di un intero settore produttivo e giustificare tale atto come un intervento urgente che favorisce la crescita del Paese? - chiede al ministro il presidente di AssoEcoPlast, Claudio Maestrini -. La data precedentemente stabilita, del 2014, avrebbe consentito la più che auspicabile riconsiderazione dei criteri per definire, in base alle più recenti normative ed evidenze scientifiche, un manufatto plastico come biodegradabile". "Pertanto - aggiunge Maestrini - questa decisione del tutto incomprensibile, invece di favorire lo sviluppo di un settore strategico come la chimica verde, elimina dal mercato la vendita di prodotti plastici di minor impatto ambientale e a costo contenuto".
Il Presidente di AssoEcoPlast chiede un intervento urgente del Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera per modificare il provvedimento "che di fatto cancella dal nostro Paese un settore produttivo - industriale e artigianale - costituito da un tessuto di oltre 120 aziende dislocate su tutto il territorio nazionale, che dà lavoro a migliaia di addetti e che realizza un fatturato annuo di almeno 800 milioni di euro".
Restano due domande sul tavolo: il comma 19 esiste davvero? E se c'è, chi l'ha inserito nel provvedimento?
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