13 luglio 2011 - La sanzione comminata dalla Commissione Europea nel 2006 è stata ridotta da 272 a 181 milioni di euro.
30 novembre 2006 - Coinvolte ENI, Bayer, Shell, Dow, Unipetrol e Trade-Stomil. La Commissione Europea ha inflitto una multa record (la seconda mai comminata per attività antitrust in Europa) per complessivi 519 milioni di euro a produttori e distributori di gomme sintetiche (gomma butadiene e stirene butadiene in emulsione) rei di aver costituito un cartello tra il 1996 e il 2002, accordandosi per fissare i prezzi e ripartirsi i clienti. Colpite dal provvedimento Eni (272,2 milioni di euro), Shell (160,8 milioni), Dow (64,5 milioni), Unipetrol (17,5) e Trade-Stomil (3,8). Coinvolta nell'inchiesta anche Bayer, che ha ottenuto la piena immunità dalle ammende avendo fornito per prima informazioni sul cartello. Una riduzione del 40% sull'importo iniziale della multa è stata concessa anche a Dow, per aver collaborato alle indagini.Le ammende inflitte ad Eni, Shell e Bayer sono state maggiorate perché era già stata provata la loro partecipazione ad altri cartelli.Secondo la Commissione, gli accordi del cartello venivano conclusi prima o dopo le riunioni ufficiali dell'Associazione europea della gomma sintetica (ESRA) concernenti la BR e l'ESBR. Riunioni tenute in diverse città (tra cui Milano, Vienna, Amsterdam, Praga e Londra). Nel corso di tali riunioni i partecipanti concordavano i prezzi e si scambiavano informazioni sui principali clienti e sui quantitativi di gomme sintetiche loro forniti.La gomma butadiene (BR) e la gomma stirene butadiene del tipo emulsione (ESBR) sono utilizzate in larga parte nella produzione di pneumatici, ma anche nelle suole per scarpe, rivestimenti per pavimenti e palle da golf. Mentre l'ESBR è prodotta o commercializzata da tutte le società coinvolte nel cartello, la gomma BR era prodotta soltanto da Eni, Bayer, Shell e Dow."I cartelli colpiscono al cuore le attività economiche sane - ha commentato Neelie Kroes, Commissario europeo per la Concorrenza - Essi minano la concorrenza, fanno salire i prezzi al consumo e diminuire la diversità, la qualità e la capacità di innovazione delle società europee"."La Commissione ha inflitto ammende elevate in questo caso - ha aggiunto - ma se le società continuano a praticare attività di cartello, devono attendersi ammende ancora più elevate in futuro".Eni contesta gli addebiti mossi dalla Commissione e si riserva di ricorrere al Tribunale di Prima istanza dell’Unione Europea. In sostanza, il gruppo italiano non accetta di essere chiamato in causa per il solo fatto di controllare Polimeri Europa. Rileva infatti in una nota: "la carenza di elementi di fatto e di diritto che possano attribuire la responsabilità alla società capogruppo, la quale non è mai entrata, né avrebbe potuto farlo, nella conduzione ordinaria degli specifici business". Eni ritiene inoltre che l’entità delle sanzioni sia del tutto sproporzionata e ingiustificata, in considerazione sia della gravità dei comportamenti, sia della circostanza che in nessun modo gli stessi avrebbero potuto produrre un effetto negativo sui consumatori finali.
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