Unionchimica scrive al Ministro Prestigiacomo per chiedere regole certe e avanza qualche proposta.
22 febbraio 2011 10:11
Nel totale disinteresse del Governo, che a quasi due mesi dall'entrata in vigore della legge 296/06 non ha ancora fornito indicazioni operative sulla messa al bando dei sacchetti non biodegradabili (se si eccettua un comunicato stampa subito impugnato davanti al TAR da Unionplast), scendono in campo anche le piccole e medie aziende di Unionchimica. Il presidente nazionale dell'associazione, Delio Dalola, ha scritto una lettera al Ministro Prestigiacomo denunciando il clima di incertezza e di preoccupazione su un tema che interessa non poche aziende, tra produttori di sacchetti, utilizzatori, fornitori di materie prime e costruttori di macchine e impianti. Dalola ha chiesto un incontro urgente al Ministero, occasione per presentare un documento tecnico contenente alcune considerazioni e proposte. Confapi, in stretta collaborazione con Unionchimica, si era già espressa su questo tema in occasione dell'Indagine conoscitiva svolta dalla XIII Commissione Ambiente del Senato il 23 novembre scorso, evidenziando criticità e incertezze legate ad un ritardo non solo procedurale e normativo, ma anche applicativo.
Aprire agli oxo. La rivolta parte da Torino, dove la locale sede di Unionchimica ha riunito i rappresentanti del mondo della chimica collegato ai sacchetti di plastica per affrontare il tema del divieto. Secondo Emanuela Bettini, presidente di Unionchimica Torino e vicepresidente nazionale della categoria, il problema è che non sono stati definiti i requisiti tecnici indicanti quali siano i materiali che rispondono alla ‘biodegradabilita’ richiesta dalla legge. L'associazione ritiene che l'uso esclusivo di bioplastiche dovrebbe essere limitato ai soli sacchetti destinati alla raccolta dei rifiuti organici, mentre andrebbe eplicitamente consentito l'uso di plastiche additivate con oxo-degradabili e prodotti similari. Sarebbe inoltre auspicabile un periodo transitorio per lo smaltimento delle scorte aziendali, una volta definiti i criteri di biodegradabilità, in una forma diversa da quella attuale che ammette solo la distribuzione gratuita. “E’ necessario agire subito - lancia un appello Emanuela Bettini -. E’ in gioco la sopravvivenza di un mercato di piccoli e medi produttori, commercianti e distributori talvolta concentrati su nicchie di mercato di eccellenza qualitativa”.
Ricorso al TAR. Nel frattempo, le aziende del settore attendono la pronuncia del TAR del Lazio, sollecitato da Unionplast (Confindustria) a pronunciarsi sul comunicato stampa diffuso dai Ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico. Documento che i produttori di sacchetti giudicano lesivo per il settore e per questa ragione hanno avanzato una richiesta di danni. L'udienza è fissata per giovedì 24 febbraio.
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