19 aprile 2024 08:48
Il prossimo 24 aprile il Parlamento europeo sarà chiamato ad approvare il testo preliminare del nuovo Regolamento su imballaggi e rifiuti da imballaggio, quello uscito dal Trilogo, pesantemente rimaneggiato rispetto alla versione originaria della Commissione.
Va detto che l'iter non si concluderà la prossima settimana a Strasburgo, anche se un voto positivo rappresenta un passo cruciale verso l'approvazione definitiva del regolamento, prevista entro la fine dell'anno.
Il punto sulla situazione è stato fatto ieri durante il congresso Giflex di Roma, con una sessione dedicata interamente al nuovo regolamento, aperta da un intervento da remoto di Vannia Gava, Viceministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica: "Il testo finale è un grande lavoro di diplomazia del governo italiano, soprattutto su EPR e restrizioni per gli imballaggi monouso, ma restiamo convinti che non tutte le criticità siano state risolte - ha commentato il Viceministro -. Confidiamo che la prossima Commissione possa ulteriormente mitigare l'impatto del regolamento, premiando le capacità di riciclo del nostro paese e gli investimenti in economia circolare".
È seguita una dettagliata disamina delle scadenze e dei contenuti più critici del testo, con un focus sull'imballaggio flessibile, a cura di Roberta Colotta di FPE (Flexible Packaging Europe).
Dopo il passaggio in Parlamento, che non dovrebbe portare a modifiche sostanziali del contenuto - sebbene siano stati presentati alcuni emendamenti - dopo le elezioni di giugno il testo verrà sottoposto a "corrigendum", ovvero a revisione sotto il profilo legale e linguistico (ma non nel contenuto). Quindi si passerà all'approvazione definitiva da parte del Parlamento e del Consiglio UE - che non dovrebbe riservare sorprese -, prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale europea. Il Regolamento entrerà quindi in vigore dopo 20 giorni, senza necessità di ulteriori ratifiche a livello nazionale, non essendo una direttiva. Il tutto potrebbe concludersi a dicembre.
Ma la storia non finirà lì: nei mesi successivi, la Commissione dovrà infatti emanare numerosi atti secondari (o delegati) per chiarire in dettaglio gli aspetti specifici delle norme, in modo analogo ai decreti attuativi delle leggi italiane. E qui ci sarà spazio per aggiustamenti, con le lobby che torneranno al lavoro.
Roberta Colotta (nella foto) ha quindi illustrato i punti chiave e le principali criticità presenti nel testo in esame: requisiti obbligatori di riciclabilità (dove gli atti delegati impatteranno in modo rilevante), contenuto di riciclato per le plastiche negli imballaggi, presenza di PFAS nelle confezioni alimentari, minimizzazione dei packaging, bando per talune tipologie di imballo, target di riutilizzo e di refill.
Tra le principali criticità è stato citato il raggiungimento di un tasso di riciclo minimo del 55%, a livello UE e per ogni categoria di imballaggio (ad esempio film e imballaggio flessibile), al fine di poter avere l'agognata definizione di "riciclato su larga scala", senza la quale dal 2035 non si potrà più entrare sul mercato.
Un altro aspetto critico riguarda il contenuto minimo di riciclato che interessa qualsiasi parte in plastica della confezione, calcolato per tipo e formato di imballaggio e come media per stabilimento di produzione e anno. Varia dal 10% al 35% entro il 2030 e dal 25% al 65% entro il 2040. Sono esentate le parti che contengono meno del 5% di plastica sul peso totale dell'intera unità di imballaggio (ad esempio la carta politenata), così come una serie di imballaggi critici come quelli farmaceutici e i dispositivi medicali. In questo delicato campo di applicazione, la Commissione avrà un forte potere discrezionale, potendo definire le deroghe ('safety nets') in caso di mancanza di materiale, prezzi eccessivi o effetti negativi sulla salute. Bruxelles sarà anche chiamata a definire la lista dei PFAS e il metodo di analisi per la loro determinazione negli imballaggi alimentari.
Potrebbe invece rivelarsi un punto a favore degli imballaggi flessibili (e, in generale, delle confezioni in plastica) l'obbligo di ridurre al minimo il peso e volume degli imballaggi, che entrerà in vigore nel 2030.
Per quanto concerne gli imballaggi in plastica monouso messi al bando dal regolamento (multipli, ortofrutta preconfezionata, monodose), toccherà sempre alla Commissione fissare le linee guida per puntualizzare l'ambito di applicazione, non sempre chiaro nel testo del Regolamento. Lo stesso vale per i target di riutilizzo obbligatori che entreranno in vigore nel 2030 per gli imballaggi da trasporto e per le bevande.
In questo complesso scenario - ha concluso Roberta Colotta - l'imballaggio flessibile potrebbe rivelarsi un efficace "solution provider": con opportuni miglioramenti facilmente riciclabile e riciclato in scala, garantisce la minimizzazione del packaging e offre una risposta alle esigenze di refill, rendendo possibili alcuni sistemi di riutilizzo e ricarica.
Presente al Congresso anche Francesca Siciliano Stevens – Segretario Generale di Europen- che ha sottolineato come l’impostazione del nuovo regolamento sia un’occasione in parte mancata per ripristinare la centralità del mercato unico: “L'intera industria, incluso il settore degli imballaggi, sta chiedendo in maniera corale azioni concrete che permettano all'Europa di rimanere competitiva, sostenibile e inclusiva - ha dichiarato -. Ripristinare il ruolo centrale del mercato unico è fondamentale se vogliamo provare a colmare il divario di concorrenza crescente a livello internazionale e avanzare verso un’economia circolare. Il regolamento PPWR va solo in parte in questa direzione perché lascia ancora molta flessibilità di introdurre misure unilaterali, rischiando di svilire l’iniziale obiettivo di armonizzazione delle regole europee”.
Al termine dei lavori, Alberto Palaveri (nella foto), Presidente di Giflex, ha ribadito che, seppur ci si trovi di fronte a un documento complicato e complesso, la minimizzazione dell’immesso al consumo rappresenta un’opportunità per l’industria del flessibile: “il nostro pack è leggero, anzi leggerissimo, incide per il 2-3% circa sul peso totale del prodotto, utilizziamo poco materiale e produciamo poca CO2. Per raggiungere gli obiettivi posti dal PPWR il minor peso dell’imballaggio svolgerà un ruolo importante. In altre parole, una riduzione dell’immesso al consumo con il flessibile è possibile”.
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Il compounder veneto ha collaborato alla messa a punto della nuova gamma di pallet Poseidon realizzati con materiale riciclato, che in futuro potrebbe utilizzare.