6 novembre 2023 18:39
Nel corso dell'evento autunnale di Giflex, Gruppo Italiano Produttori Imballaggio Flessibile, tenutosi oggi a Milano, una sessione era dedicata a fare il punto sullo stato attuale e prospettive del nuovo Regolamento su imballaggi e rifiuti da imballaggio (PPWR).
Ne ha parlato prima Roberta Colotta, responsabile Public Affairs dell'associazione europea Flexible Packaging Europe (FPE), quindi - in una tavola rotonda moderata da Michele Guala (vice presidente di FPE) - sono intervenute Francesca Siciliano Stevens, Managing director di Europen (associazione che rappresenta a livello europeo l'industria del packaging) e Silvia Sardone, deputata europea componente della Commissione ambiente (ENVI) del Parlamento europeo.
OGGI DOVE SIAMO? Il Regolamento imballaggi si trova a metà del suo iter legislativo (la cui complessità è ben rappresentata dal grafico a fianco). La Commissione ambiente del Parlamento UE il 23 ottobre scorso ha apportato modifiche alla proposta originaria della Commissione, alcune migliorative, altre peggiorative (leggi articolo), ma l'impianto complessivo è stato fortemente criticato, anche dagli ambientalisti (leggi articolo).
Il testo così emendato sarà votato dall'Europarlamento, riunito in seduta plenaria dal 20 al 23 novembre. In questa fase potrebbero essere votati emendamenti (anche questi migliorativi o peggiorativi) al testo presentato dalla Commissione ambiente. Fino a qui l'iter è abbastanza trasparente. Diventerà più opaco quando il testo passerà al Trilogo, al quale partecipano i rappresentanti dei tre grandi organismi di governance europea: Commissione, Parlamento e Consiglio. Dal confronto uscirà un testo di compromesso che dovrà essere nuovamente votato dal Parlamento. Il tutto prima delle elezioni europee di giugno.
Come ha ricordato Roberta Colotta, il Trilogo deve raggiungere un "verdetto" entro febbraio 2024, altrimenti non vi saranno i tempi tecnici per l'approvazione finale; con il cambio di rappresentanza parlamentare il processo si allungherà inevitabilmente e l'approvazione del testo condiviso, frutto di mediazioni e compromessi, diventerà ancora più incerta.
MEGLIO SE SALTA IL BANCO? Il testo così come è uscito dalla Commissione ambiente piace poco e viene ritenuto dal mondo industriale, quasi senza eccezioni, ideologico e potenziale causa di gravi ripercussioni a livello economico. Potrebbe essere quindi una buona idea - come qualche politico italiano ha ventilato - tirare alla lunga per rimandare il testo alla prossima legislatura, nella speranza che la nuova maggioranza sia meno estremista sotto il profilo ambientale. In realtà, questa ipotesi piace poco alla stessa industria, poiché allungherebbe i tempi di approvazione e, nel frattempo, i singoli paesi membri proseguirebbero ognuno per la propria strada, rendendo ancora più confuso e frammentato il quadro legislativo comunitario. Aspetto, questo, sollevato da Francesca Siciliano Stevens, che teme - e a ragione - che possa incrinarsi uno degli elementi cardine dell'Unione europea, la libera circolazione delle merci garantita da norme armonizzate.
Rimandare l'approvazione, inoltre, ridurrebbe i tempi di adeguamento al nuovo assetto legislativo, dato che i termini - e in particolare la fatidica data del 2030 - non subirebbero uno slittamento di pari entità.
COME GIOCA LA POLITICA? C'è possibilità, quindi, che un testo passabilmente emendato possa essere approvato prima della scadenza dell'attuale Parlamento europeo? La risposta non è facile. Se Commissione e Parlamento si sono già espressi, poco si conosce della posizione del Consiglio che riunisce i ministri dell'Ambiente degli stati membri. Come ha spiegato Colotta, l'orientamento dovrebbe essere reso noto entro dicembre, stante la volontà dell'attuale presidenza spagnola di accelerare i tempi. Ma - in linea generale - il Consiglio non è molto interessato ai dettagli tecnici, non sempre possiede le necessarie competenze per approfondirli, meno che mai per emendarli, e va considerata l'influenza dell'opinione pubblica e di eventuali elezioni nazionali. Tra i pochi Governi attivi su questo dossier c'è quello italiano, che fin dalle fasi iniziali ha espresso con decisione la contrarietà agli aspetti più controversi del provvedimento.
Va inoltre considerato che prima dell'approvazione finale del Regolamento, vi sarà il cambio di Presidenza UE. Se la Spagna è favorevole, il Belgio lo è meno, ma è belga la relatrice della Commissione ambiente, Frédérique Ries. Il che complica le cose.
CONCLUDENDO... Le opzioni sul tavolo non sono molte, considerando i tempi tecnici e le imminenti elezioni europee. Le associazioni di settore critiche sull'attuale formulazione del regolamento puntano a far passare gli emendamenti ritenuti basilari durante la votazione in plenaria, a fine novembre, in modo da ottenere un testo passabile e non troppo dannoso per l'industria. A questo scopo, alcune organizzazioni del mondo del packaging si stanno confrontando al fine di elaborare una posizione comune e autorevole che possa influenzare gli eurodeputati sui punti più critici del documento, ovvero divieti, riciclabilità, etichettatura armonizzata, contenuto di riciclato e obiettivi di riutilizzo. E poi si vedrà...
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