10 marzo 2023 08:42
C'è anche una o forse più aziende del settore gomma-plastica tra quelle finite nella rete di "Worker Defense", operazione che ha portato il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Pistoia a individuare 11 persone fisiche e 8 imprese toscane accusate di frode fiscale connessa alla somministrazione fraudolenta di manodopera, con contestuale provvedimento di sequestro preventivo di beni e somme di denaro per circa 1,8 milioni di euro emesso dal Tribunale di Pistoia.
L'indagine era partita dalle numerose irregolarità, in materia di lavoro dipendente, emerse nel corso di attività ispettive tributarie, che dopo accertamenti hanno portato le Fiamme Gialle a individuare 8 aziende operanti nel comparto tessile, delle materie plastiche, del commercio all’ingrosso di surgelati, della produzione di materiali per la pulizia e dei trasporti su strada, con sede in provincia di Pistoia e di Firenze, che impiegavano manodopera illecitamente fornita da due cooperative di lavoratori, sotto l'apparente forma di appalti di servizi.
Dalle investigazioni è emerso che le cooperative, anziché svolgere, con una propria autonoma organizzazione di uomini e mezzi, i servizi di facchinaggio e magazzinaggio contrattualmente pattuiti, in realtà, si limitavano a somministrare personale, senza autorizzazione del Ministero del Lavoro.
I lavoratori venivano impiegati dalle imprese finite sotto indagine come se si trattasse di dipendenti. Erano infatti soggetti alla direzione ed al coordinamento dei quadri interni aziendali, sia per i turni di lavoro ed i compiti da svolgere, che per la pianificazione di ferie e permessi, addetti anche a mansioni diverse da quelle indicate nei contratti di appalto, ad esempio quelle produttive.
Queste imprese - spiega la Guardia di Finanza - traevano indebiti benefici sia in termini di costi non sostenuti per le contribuzioni obbligatorie, ai fini assistenziali e previdenziali, che di consistenti abbattimenti dell’IVA dovuta allo Stato, grazie alla detrazione dell’imposta indicata nelle false fatture emesse dalle cooperative, per prestazioni di servizi mai rese.
In particolare, per gli anni d’imposta dal 2016 al 2020, le 8 imprese coinvolte, a fronte di fatture ricevute dalle cooperative per un imponibile complessivo di quasi 10,5 milioni di euro, avevano evaso l'IVA per oltre 2,1 milioni di euro, che costituiscono l’ammontare del profitto del reato di dichiarazione fraudolenta, sul quale è intervenuto il provvedimento di sequestro.
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