23 aprile 2020 08:50
Raggiunto il punto più alto nel 2018, sull’onda degli incentivi Industria 4.0, risultato consolidato l’anno scorso, il comparto dei
beni strumentali si prepara ad una brusca
inversione di tendenza, con una stima del fatturato 2020 in calo a doppia cifra, pur con significative differenze tra settore e settore.
“Se andiamo avanti così il 2020 sarà davvero, anche in termini economici, l’
annus horribilis - sostiene
Giuseppe Lesce, presidente di Federmacchine (nella foto), Federazione delle imprese italiane costruttrici di beni strumentali (alla quale aderisce Amaplast per il comparto gomma-plastica) -.
Bisogna ripartire subito, in sicurezza, ma subito!".
Secondo la rilevazione condotta dal Gruppo Statistiche della federazione, l’industria italiana del machinery rischia di veder scendere quest'anno il suo
fatturato del
-27% rispetto al dato del 2019, anche se la crisi sta toccando in modo diverso i settori che costituiscono il variegato comparto del bene strumentale. L’
impatto più pesante, al momento, è quello rilevato dai costruttori di
macchine utensili,
robot e
automazione che prevedono di chiudere l’anno con un calo del
-36%.
Chi ha
sofferto meno il lockdown sono i costruttori di
macchine per il packaging, il confezionamento e l’imballaggio, che stimano un calo di “appena” il -
15% rispetto al fatturato 2019. Questo perché i costruttori di macchine per imballaggio, inseriti nella filiera essenziale dell’alimentare, non si sono mai fermati. “Quelle fabbriche - nota Giuseppe Lesce - nel pieno rispetto della regolamentazione per la sicurezza, hanno lavorato; certo la
domanda è stata evidentemente
rallentata ma il
lockdown del manifatturiero, come evidenzia il dato delle macchine utensili,
pesa più del doppio sulla riduzione del fatturato. Per questo è necessario correre ai ripari e autorizzare la ripartenza del manifatturiero a salvaguardia non solo del singolo settore ma delle filiere”.
La stima per il comparto delle macchine e attrezzature per
materie plastiche e gomma è più articolata, come segnala
Mario Maggiani, direttore di
Amaplast (nella foto): "C'è una sostanziale differenza tra chi costruisce
impianti e chi opera nel settore delle attrezzature periferiche e
ausiliarie: i primi, avendo già in portafoglio ordini per buona parte dell'anno risentiranno meno della caduta della domanda; i secondi, invece, subiranno un impatto maggiore dal lockdown e dal rallentamento delle attività". Secondo Maggiani, in media il
fatturato del comparto potrebbe subire quest'anno una flessione tra il
-20 e il -
30%.
La priorità, per non perde competitività a livello internazionale resta però la riapertura delle fabbriche, come sottolinea Giuseppe Lesce: “Davvero le autorità di governo pensano che, tenendo chiuse le aziende per due mesi e soltanto con qualche garanzia finanziaria in più, potremo reggere e rimanere competitivi sul mercato internazionale dove competiamo con sistemi produttivi che non si sono mai fermati, come quello tedesco? - si chiede il Presidente di Federmeccanica - Molte nostre aziende sono in difficoltà, i competitor internazionali ci stanno sottraendo, ora dopo ora, quote di mercato e l’occupazione è a rischio. La politica non ci infligga il colpo di grazia continuando con questo atteggiamento attendista senza prendere decisioni. Le parti sociali hanno sottoscritto già da metà marzo un protocollo e siamo pronti ad assicurare la completa sicurezza dei lavoratori. Bene, applichiamolo a tutte le imprese e non si perda altro tempo: chi è in grado di assicurare gli standard di sicurezza richiesti deve essere autorizzato a ripartire subito”.
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