21 febbraio 2020 08:50
L’emergenza coronavirus in Cina e il conseguente posticipo di Chinaplas da aprile ad agosto (leggi articolo) stanno causando forti preoccupazioni ai costruttori italiani di macchine e impianti per la lavorazione di materie plastiche e gomma, che temono i contraccolpi sulle esportazioni verso il paese asiatico, pari a quasi 120 milioni di euro nel 2018 (la Cina è ottava nella graduatoria delle esportazioni settoriali) e ad oltre 110 milioni nei primi nove mesi dell’anno scorso (ultimo dato disponibile).
A lanciare l’allarme è l’associazione di settore, Amaplast, che in occasione di Chinaplas ha organizzato un padiglione collettivo prenotando una superficie di oltre 2.000 metri quadrati per ospitare una sessantina di espositori nazionali: "Il rinvio è un problema di non poco conto per le imprese italiane - spiega Mario Maggiani, direttore dell’associazione -: implica infatti un differimento degli ordini che avrebbero potuto essere raccolti in fiera, al di là del fatto che il nuovo periodo coincide con l’inizio delle ferie estive”. Tanto che le aziende sarebbero ora indecise sul da farsi, non avendo ancora ben chiara l’evoluzione dell’epidemia e, soprattutto, le tempistiche per un ritorno alla normalità.
Il fermo produttivo imposto dalle autorità cinesi in vaste aree del Paese, seguito alla pausa festiva per il Capodanno, insieme all’incertezza sui tempi di ripristino dei normali ritmi di lavoro, starebbero già provocando - secondo l'associazione - il rinvio delle consegne di macchinari già pronti per la spedizione, oppure in fase di ultimazione presso gli stabilimenti dei costruttori italiani. "Il differimento delle installazioni - nonché di quello degli ordini e delle decisioni di investimento - può rappresentare un problema non indifferente per le aziende italiane (la maggioranza delle quali di piccole dimensioni), che potrebbero trovarsi a dover fronteggiare tensioni finanziarie, a causa del ritardo nei pagamenti”, sottolinea Amaplast.
A subire i pesanti contraccolpi della crisi cinese potrebbero essere, più di altri, i fornitori di linee di estrusione, impianti tecnologicamente avanzati, in gran parte progettati su misura e forniti chiavi in mano, molto richiesti dai trasformatori cinesi che da qualche anno stanno investendo in macchinari di qualità, non ancora prodotti localmente, per ammodernare le proprie fabbriche.
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