Il Gruppo produttori stoviglie monouso in plastica ha diffuso i risultati di uno studio LCA che mette a confronto le diverse soluzioni.
9 luglio 2015 08:48
È proprio vero che impattano di più sull’ambiente le stoviglie monouso in polipropilene e polistirene rispetto a quelle in bioplastica, nella fattispecie acido polilattico (PLA) e polpa di cellulosa.
A porsi questa domanda è Pro.mo - Gruppo Produttori Stoviglie Monouso in Plastica in ambito Unionplast, che ha diffuso oggi i risultati di un’analisi di Life Cycle Assessment (LCA) comparativo di stoviglie per uso alimentare.
Lo studio, eseguito in conformità alle norme ISO 14044 e 14040, è stato sottoposto a critical review dall’organismo di certificazione SGS Italia spa. La versione integrale e l’executive summary sono scaricabili dal sito www.pro-mo.it
I risultati - afferma Pro.mo - sono sorprendenti: l’impatto ambientale delle stoviglie monouso in plastica, polipropilene (PP) e polistirene (PS), è mediamente inferiore a quello delle compostabili in acido polilattico (PLA) e polpa di cellulosa.
L’analisi è stata applicata a due tipologie di stoviglie: piatti (monouso in PP, PS, PLA, polpa di cellulosa e piatti riutilizzabili in porcellana) e bicchieri (monouso in PP, PS, PLA, cartoncino laminato PE e riutilizzabili in vetro), considerando differenti scenari di fine vita.
Come si evidenzia nei grafici riportati sopra - si legge nella nota diffusa da Pro.mo -, l’impatto ambientale dei prodotti realizzati in materiale plastico tradizionale (PP e PS) presentano valori mediamente inferiori a quelli realizzati in biopolimeri che nello studio sono rappresentati dal PLA.
“Per originalità e completezza dell’analisi, per la molteplicità degli scenari considerati, per l’impegno nel verificare la qualità dei dati, la sensibilità e l’incertezza dei risultati, questo studio ha un ‘peso’ scientifico elevato - commenta Marco Omboni, Presidente di Pro.mo -. Un peso riconosciuto e positivamente valutato dalla stessa SGS, società leader nel mondo per i servizi di certificazione che ha curato l’asseverazione a norma ISO 1404”.
Fuori dai numeri, lo studio mostra quanto un approccio scientifico alla valutazione dell’impatto ambientale dei prodotti sia complesso, e porti a conclusioni spesso inaspettate, raramente di valore assoluto: prodotti, scenari, fasi del ciclo di vita apparentemente poco impattanti possono in realtà esserlo, e viceversa.
Secondo i committenti dello studio, l’analisi conferma che le stoviglie “tradizionali” in vetro e porcellana hanno prestazioni ambientali nel complesso superiori; ma anche questa affermazione si presta a qualche distinguo una volta approfondito lo studio completo. L’analisi di categorie di impatto ambientale aggiuntive, oltre a quelle presenti nei grafici qui riportati, mostra infatti che in alcune di queste le stoviglie riutilizzabili sono meno performanti di alcune tipologie di stoviglie monouso, tra cui quelle in plastica tradizionale.
”Crediamo che questo studio possa offrire numerosi spunti anche al decisore politico e a chi si occupa di tematiche ambientali nella pubblica amministrazione, e prestarsi ad essere punto di partenza di ulteriori approfondimenti e valutazioni, per i quali lo strumento dell’LCA resta il più efficace - aggiunge Omboni -. Lo studio infatti non ha solo l’obiettivo di contribuire all’acquisizione di conoscenze che possano agevolare le aziende del Gruppo nelle loro strategie aziendali, ai fini della massima riduzione possibile dell’impatto ambientale dei prodotti, ma si propone come utile strumento alle varie parti interessate per una maggiore comprensione dei temi legati al ciclo di vita dei prodotti e dei relativi impatti ambientali”.
“La conclusione più importante dello studio è che non emergono considerazioni legate all’impatto ambientale che possano avvalorare la messa al bando di nessuna delle tipologie di prodotto prese in considerazione: tantomeno delle stoviglie monouso in Polipropilene (PP) e Polistirene (PS), la cui immagine in termini di impatto ambientale, spesso messa sotto processo, esce pienamente rivalutata alla luce degli esiti dello studio”.
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