Assobioplastiche ha fornito dati su struttura della filiera, produzione e consumo, con un focus sul mercato degli shopper.
8 maggio 2015 06:07
Dati aggiornati sul mercato italiano delle bioplastiche compostabili sono stati forniti ieri da Assobioplastiche nel corso di un convegno tenutosi a Plast 2015, dedicato agli sviluppi normativi e tecnologici di un comparto che vale ancora poco in volume, se paragonato con il più vasto universo delle materie plastiche, ma che registra nel nostro paese notevoli potenzialità di crescita, grazie ad una filiera integrata che parte dalle materie prime e arriva al compostaggio dei rifiuti, passando per la trasformazione e relative tecnologie; condizioni difficili da trovare oggi in altri paesi.
I dati sul mercato italiano, elaborati da Plastic Consult, prendono in considerazione i polimeri compostabili secondo la norma UNI EN 13432 e, quindi, non tengono conto dei consumi di plastiche biobased, ma non biodegradabili come il bioPET, le poliammidi da risorse rinnovabili o il “polietilene verde”.
Tipiche applicazioni sono i sacchetti per la spesa e per la raccolta dell’umido, imballaggi alimentari flessibili, film agricolo e igienico, articoli monouso stampati o termoformati come piatti, bicchieri e posate, contenitori per gastronomia e catering.
La struttura del settore. La filiera delle plastiche compostabili, censita da Plastic Consult, vedeva al lavoro l’anno scorso poco meno di duecento aziende, il 28% in più rispetto al 2013, con 1.650 addetti diretti (+14%) e 400 milioni di euro di fatturato (+6%).
I fornitori di materie prime - produttori, compoundatori e distributori - sono 18 con 300 addetti e circa 140 milioni di fatturato (+1%), mentre le aziende che l’anno scorso hanno trasformato polimeri compostabili sono un centinaio, con poco più di mille addetti e un fatturato stimato in 210 milioni di euro (+9%). Più sfocata la fotografia della parte di filiera che segue le seconde lavorazioni: una prima stima indica 80 operatori con 300 addetti e 50 milioni di Euro (+11%); Plastic Consult sta realizzando una ricerca specifica su questo segmento della filiera per mettere a fuoco il settore nella sua completezza.
Consumi di bioplastiche compostabili. In Italia sono state trasformate nel 2014 circa 43.200 tonnellate di biopolimeri compostabili, in crescita del 5,4% rispetto alle 41.000 tonnellate di un anno prima. Gli shopper valgono per il 67% dei consumi, a cui si aggiunge un 17,6% relativo ai sacchi per l’umido. Da notare che i volumi sono di poco superiori a quelli del 2011 (41.600 t) e che la quota degli shopper in tre anni si è ridotta di quasi sette punti, a causa della concorrenza dei sacchetti oxo e, più di recente, di quelli in polietilene tal quale, nonostante la normativa restrittiva entrata in vigore in Italia.
Consumo di bioplastiche compostabili in Italia (Fonte: Plastic Consult)
Il segmento shopper. Concentrando l’attenzione sui sacchetti per la spesa monouso in materiale plastico, nel 2014 la produzione nazionale si è attestata su 94.500 tonnellate, 67mila tonnellate imputabili al polietilene (incluso il post-consumo), contro le 102.000 tonnellate del 2013 (PE a 76.000 t). Il consumo è stato invece leggermente più alto, pari a 104.000 tonnellate, contando anche le importazioni. Si tratta di 75mila tonnellate in meno rispetto al 2010, prima dell’introduzione della normativa italiana che vieta il commercio di shopper non compostabili in Italia.
L’anno scorso tre sacchetti su quattro erano fuorilegge e ci vorrà ancora qualche anno per completare la transizione verso il biodegradabile. Già quest’anno, però, si dovrebbero vedere i primi effetti positivi, con un incremento dei sacchetti a norma dal 25% al 41%.
Mercato degli shopper monouso in Italia (Fonte: Plastic Consult)
Outlook. Nel 2015, con la piena entrata in vigore delle sanzioni sugli shopper, i consumi di bioplastiche compostabili dovrebbero crescere tra il 25% e il 30%; a contribuire saranno anche i film per altri usi e gli articoli monouso, mentre la domanda di sacchi per l’umido dovrebbe mantenersi stabile o ridursi, in virtù della maggiore disponibilità di shopper compostabili.
Degna di nota è la notizia che in poco più di sei mesi, tra il 2014 e il 2015, oltre venti aziende abbiano avviato la produzione di bioshopper.
Nel corso del convegno Assobioplastiche si è anche fatto il punto sulla normativa comunitaria, che vede l’approvazione della taglia-shopper da parte del Parlamento europeo e sugli ultimi sviluppi nella standardizzazione.
Al termine dell’incontro si è tenuta una tavola rotonda che ha messo a confronto tre importanti trasformatori di plastiche che hanno sperimentato con successo, pur con qualche difficoltà, la transizione verso il biodegradabile (IPT, Fabbrica Pinze Schio/Ecozema e Agriplast), un costruttore di macchine che ha sviluppato tecnologie per la lavorazione di bioplastiche (Cibra Nova) e due esperienze di nuovi sviluppi portati avanti dall’Università di Palermo nei settori dell’irrigazione e dei dispositivi biomedicali.
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