L’associazione aveva criticato l’assenza di una revisione critica per lo studio LCA sulle stoviglie monouso.
18 febbraio 2014 13:42
Pro.Mo, il gruppo dei produttori di stoviglie monouso che operano in seno a Unionplast, risponde con una nota alle critiche sollevate da Assobioplastiche sulla metodologia utilizzata nella redazione e diffusione dei dati relativi ad un’analisi LCA condotta sulle stoviglie usa-e-getta in plastica. Assobioplastiche, nella fattispecie, contestava l’assenza di una revisione critica da parte di esperti indipendenti. Chiedeva, inoltre, la pubblicazione integrale dello studio.
Riportiamo di seguito, integralmente, la risposta di Pro.Mo.
Lo studio scientifico di una LCA relativa a stoviglie per uso alimentare promosso dal Gruppo Pro.Mo di Unionplast si riferisce ad una analisi di impatto ambientale, appunto secondo la metodologia LCA, di diverse tipologie di stoviglie monouso.
Lo studio è sicuramente “controvertibile”, essendo questa la caratteristica principale di ogni lavoro scientifico, ma, in quanto tale, riporta anche chiaramente la metodologia usata, le assunzioni ed ipotesi fatte, i dati utilizzati.
Non si comprende la richiesta di “procedere al più presto alla pubblicazione del testo integrale dello studio”: dai dati presentati e disponibili anche sul sito www.pro-mo.it si possono ricavare tutte le informazioni indispensabili per la valutazione dello studio e delle relative conclusioni.
La “peer review” delle ricerche è sicuramente una possibilità, in genere apprezzabile, che ognuno può eseguire direttamente o far eseguire ad altri se lo ritenesse opportuno. Peraltro è una procedura essenziale, e non è questo il caso, per la verifica dell’idoneità alla pubblicazione scientifica su riviste specializzate o, nel caso di progetti, al finanziamento degli stessi.
Un lavoro scientifico deve essere comunque valutato, e se del caso criticato, soprattutto sulla base della correttezza dei dati, del rigore scientifico, delle ipotesi assunte.
I ricercatori si sono posti l’obiettivo di fornire informazioni, mai esaustive o immuni da critiche, utili per inquadrare il problema, senza preconcetti o pregiudizi e soprattutto senza nessun condizionamento commerciale: prova ne sia anche il fatto che lo studio riporta diversi scenari e non solo quello ipoteticamente più favorevole alle stoviglie in plastica.
Dovrebbe essere comunque interesse di tutti la circolazione di informazioni scientifiche, accessibili ai più, che alimentino il libero dibattito al quale il Gruppo Pro.Mo, che rappresenta anche produzioni di origine “bio”, non si è mai sottratto.
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