martedì 26 maggio 2020
In controtendenza con altri paesi dove la partenza di un sistema di deposito su cauzione per contenitori di bevande è stato posticipata (1) a causa della pandemia da Covid-19 l’Olanda ha deciso di implementare al 2021 l’attuale sistema di deposito in vigore per le bottiglie in plastica di formato superiore al litro includendo anche tutti i formati più piccoli.
Dietro a questa decisione annunciata il 24 aprile scorso c’è stato il lavoro ai fianchi del governo olandese da parte di alcune associazioni (ambientaliste e non solo) che per due decenni lo hanno spronato e bloccato quando nel 2015 stava per smantellare il sistema di deposito esistente per le bottiglie superiori al litro.
Nel corso degli anni, i supermercati e i produttori di bevande olandesi, nel tentativo di evitare un’estensione del cauzionamento sono riusciti ripetutamente a rimandarlo accettando accordi quadro con il governo che prevedevano vari obiettivi tra cui una riduzione di bottiglie di plastica e lattine nei rifiuti stradali e l’aumento delle percentuali di riciclo. La strategia è stata quella di prendere tempo ben sapendo che non avrebbero mai potuto mantenere le promesse.
Lo stesso copione si è ripetuto sino ad oggi considerato che i soggetti prima citati non hanno centrato obiettivi similari contenuti nell’ultimatum ricevuto anche da Stientje van Veldhoven (D66) attuale Ministro all’Ambiente e Segretario di Stato per le infrastrutture e la gestione delle risorse idriche (2017-2019).
In una lettera inviata al parlamento del marzo del 2018 Van Veldhoven aveva ribadito che qualora non fosse stato raggiunto per le bottigliette in plastica l’obiettivo di riciclo del 90% sull’immesso al consumo, abbinato ad una riduzione del 70-90% delle bottigliette disperse nell’ambiente ( ndr.di seguito littering) avrebbe annunciato nell’autunno del 2020 (senza ulteriori deroghe) la partenza di un sistema di deposito.
Nei due anni di rilevamento sulla presenza di contenitori per bevande nel littering , affidato nel 2018 a Rijkswaterstaat (la direzione generale per i Lavori pubblici e la gestione delle risorse idriche), è emerso che le bottigliette sono aumentate del 7% e le lattine del 16% .
Questa situazione ha fatto si che in una successiva lettera al parlamento del 27 settembre 2019, il segretario di stato dichiarasse di voler anticipare alla primavera del 2020 la decisione sull’entrata in vigore di un deposito basandosi sui dati poco confortanti del terzo rilevamento. Alla luce dei dati in negativo anche per il IV rilevamento effettuato di Rijkswaterstaat lo scorso febbraio, il governo non ha potuto fare altro che confermare l’entrata in vigore di un sistema di deposito per le bottigliette a partire dal 1 luglio 2021. All’industria è stato così concesso poco più di un anno che corrisponde all’arco di tempo che la stessa industria aveva quantificato come necessario per organizzare un sistema di deposito.
Va detto che i nuovi target di raccolta/riciclo per le bottigliette previsti dalla Direttiva Single Use Plastic (77% al 2025 e 90% al 2029) che rendono inevitabile il ricorso ai sistemi di deposito, hanno avuto un peso importante in questa decisione.
Tuttavia nonostante nell’ultimo anno la maggioranza del Parlamento olandese si fosse espressa a favore di un’estensione del deposito alle lattine, il Ministro Van Veldhoven ha deciso (nuovamente) di concedere un anno di tempo all’industria per raggiungere gli stessi obiettivi che l’industria ha mancato per le bottigliette ( 90% di riciclo sull’immesso e riduzione del 70/90% delle lattine nel littering).
Intanto il Ministro ha chiesto agli organi competenti di predisporre le necessarie misure legali per essere in grado di rispettare le tempistiche previste per un eventuale deposito anche per le lattine.
Ci sono pochi dubbi sul fatto che le lattine possano sfuggire ad un cauzionamento poiché l’evidenza sull’impatto ambientale delle lattine è arrivata al Parlamento forte e chiara attraverso due mozioni. Gli stessi parlamentari ritengono la misura indispensabile per evitare che i produttori di bevande passino dall’impiego di bottiglie alle lattine più di quanto non stiano già facendo.
I dati di vendita confermano una crescita per le lattine in Olanda. Nel 2018 sono state vendute 1,5 miliardi di lattine 155 milioni di pezzi in più rispetto al 2016 secondo l'organizzazione Recycclig Netwerk.
Tutti i rilevamenti compiuti da Rijkswaterstaat hanno riscontrato che la quantità di lattine nel littering è mediamente oltre il doppio di quella delle bottigliette.
In Olanda è operativo dal settembre del 2016 Dirk Groot un’attivista dal nome di battaglia Zwerfinator che ha raccolto e registrato le tipologie di contenitori di bevande trovate disperse nell’ambiente in 45 comuni. Le elaborazioni effettuate da Zwerfinator sulla base di questi rilevamenti sono state incluse negli ultimi rapporti governativi per la loro attendibilità accanto ai rilevamenti ufficiali.
Dall’inizio della sua attività sino al primo trimestre del 2020 Zwerfinator ha raccolto 51.331 pezzi percorrendo un totale di 1414 km dai quali emerge che la quantità di lattine nel littering è 2,7 volte quella delle bottiglie.
RIFIUTI DA IMBALLAGGIO E COSTI PER I COMUNI
Secondo lo studio di KplusV che ha indagato sulle dimensioni e costi del fenomeno finiscono nell’ambiente dai 100 a 150 milioni di lattine ogni anno. Infine anche le lattine, come la plastica, quando abbandonate nei campi o sui cigli delle strade possono diventare armi letali per gli animali da pascolo. Una volta che finiscono sotto le lame dei taglia erba le lattine vengono sminuzzate e i frammenti, nascosti nell’erba, vengono ingeriti accidentalmente dagli animali.
Uno studio commissionato da Recycling Netwerk Benelux un’organizzazione tra le più attive nella promozione dei sistemi di deposito in Olanda e Belgio a Robin van der Bles - ricercatore della Wageningen University- ha quantificato in 12.000 capi le mucche ferite ogni anno a seguito dell’ingestione di frammenti di alluminio, di cui 4.000 circa non sopravvivono.
Recycling Netwerk è stata cofondatrice nel 2017 della Statiegeld Alliantie (Deposit Return System Alliance) un’iniziativa che ha contribuito ad aggregare in Belgio e Olanda un vasto fronte di soggetti a sostegno del sistema e permesso di arrivare all’attuale traguardo in Olanda. L’alleanza è cresciuta molto rapidamente e oggi conta 1055 soggetti aderenti tra Enti Locali ( il 98% dei comuni olandesi), ONG, associazioni dei consumatori, associazioni aziendali del settore agricolo e dell’allevamento e un’ampia varietà di altri enti e organizzazioni.
Secondo uno studio del 2010 commissionato a Deloitte l’abbandono dei rifiuti nell’ambiente in Olanda costa 250 milioni di euro all’anno. Il 95,6 % di questo importo dovuto al solo littering, ovvero 239 milioni di euro , viene sborsato dai comuni e dalle aziende (principalmente autorità pubbliche) che gestiscono i rifiuti a livello locale.
Uno studio condotto da CE Delft del 2010 per conto del governo olandese ha stimato quanto potrebbe valere la riduzione dei costi a carico degli enti pubblici conseguente all’introduzione di un sistema di deposito per bottiglie e lattine. Lo studio ha quantificato in 80 milioni di euro all’anno il risparmio di cui beneficerebbero ogni anno gli enti locali. La necessità di ridurre i costi di gestione degli imballaggi monouso spiega perché il 98% dei comuni olandesi , tutte le 12 province e i 21 bacini idrici si schierino compatti nel chiedere al governo olandese di introdurre un deposito su bottiglie e lattine. Un sondaggio del 2018 aveva rilevato che il 78% degli olandesi sarebbe a favore di un sistema di deposito per bottiglie e lattine.
Uno studio commissionato dalle autorità olandesi nel 2017 a CE Delft per valutare l’impatto economico e ambientale di un sistema di deposito, ha prodotto dei risultati molto convincenti. In ogni scenario prospettato nello studio i benefici netti stimati per le imprese superano i costi di gestione . Per dare qualche numero un cauzionamento per contenitori di bevande in plastica e lattine in Olanda permetterebbe un risparmio pari a 5,5 – 8 milioni di euro che corrisponde ai costi di raccolta e gestione degli stessi imballaggi attraverso i sistemi di raccolta attuali (2). Per quanto riguarda invece i costi a carico dei comuni derivanti dai costi di pulizia ambientale incluso gli svuotamenti dei cestini e contenitori su suolo pubblico si potrebbero risparmiare tra gli 83 e 90 milioni di euro.
Una variabile che aiuta a comprimere tali costi è rappresentata dalla riduzione del 70-90% stimata dallo studio nella quantità di contenitori per bevande (coperti dal sistema) presenti nel rifiuto stradale e dispersi nell’ambiente, che andrebbero invece ad aumentare in modo significativo i tassi di riciclaggio di bottiglie di plastica e lattine. La stima è stata calcolata sulla base dei dati riferiti all’abbandono di rifiuti nell’ambiente tra bottiglie di plastica e lattine, come lo studio KplusV prima citato (e altri rilevamenti), e le quantità degli stessi contenitori immessi al consumo che verrebbero coperti da un cauzionamento.
PERCHE’ IL CASO OLANDESE E’ INTERESSANTE PER L’ITALIA?
Il caso studio olandese è interessante per più di un motivo. Innanzitutto perché sarà uno degli esempi europei più recenti e più vicini alla nostra realtà tra gli oltre 40 tra stati e regioni che hanno adottato tali sistemi, a cui l’Italia potrà ispirarsi per disegnare un modello di cauzionamento adatto per il nostro paese. Anche l’Italia dovrà pur centrare i target di raccolta e riciclo al 2025 e 2029 per le bottiglie di plastica previste dalla Direttiva SUP, no? Lo stesso ripensamento dovrà investire gli attuali modelli di raccolta per gli imballaggi che non sono più in linea con i tempi e i nuovi modelli di consumo. Anche per quanto riguarda la ripartizione dei costi generati da imballaggi e altri articoli usa e getta a fine vita le nuove direttive chiedono di superare ( e ribaltare) l’attuale situazione in cui sono i cittadini a pagare oltre i due terzi delle spese dovute al loro avvio a riciclo o smaltimento.
Come hanno dimostrato casi studio recenti di successo come quello della Lituania non esistono altri strumenti efficaci quanto i sistemi di deposito per raggiungere in poco più di un anno percentuali di intercettazione superiori all’80% che salgono ad oltre il 90% lavorando su variabili come l’importo del deposito e l’efficientamento dei processi lungo tutta la filiera.
Lo ha ribadito in una recente video-intervista il vicepresidente esecutivo della nuova Commissione europea, Frans Timmermans che ha il doppio ruolo di coordinare il green deal europeo e gestire le azioni politiche legate al clima.
Infine il caso olandese, se avrete la pazienza di leggere i post citati in apertura del post, ha dimostrato che le iniziative dal basso quando si coalizzano in uno sforzo comune, come è avvenuto per l’alleanza costituitasi in Olanda, riescono a tenere testa alle lobby industriali e ai loro appoggi politici.
Chissà che anche in un paese come l’Italia, dove ognuno si muove in ordine sparso per portare acqua al proprio mulino, non si arrivi a creare un fronte collaborativo su questi temi che vada oltre al firmare qualche documento e petizione rivolta al governo.
Come associazione comuni virtuosi aderiamo alla piattaforma multistakehoder Reloop per la promozione dei sistemi di deposito e dei modelli di economia circolare basati sul riuso e condivisione dei beni. Personalmente sono una grande sostenitrice dei sistemi di deposito in quanto strumento straordinario di logistica inversa che può avere infiniti campi di applicazione. Sono diventata, pertanto un membro (entusiasta) del network internazionale per la promozione dei questi sistemi che si riunisce ogni due anni in un summit che avrà luogo nel settembre prossimo (stavolta in formula virtuale ).
E chiudo con un’osservazione volta a sfatare un falso mito che circola anche tra le associazioni ambientaliste, e cioè che i sistemi di deposito avrebbero l’effetto di incentivare il consumo di bevande in bottiglia fornendo l’alibi del riciclo. In realtà non esistono dati in tal senso nei paesi dove i sistemi sono stati introdotti, e se davvero così fosse non si spiega perché l’industria delle bevande li abbia allora da sempre combattuti. In realtà, se vogliamo disincentivare il consumo di bevande in bottiglia ci sono altre misure (politiche) e strategie efficaci, basate su informazione, moral suasion, e scienze comportamentali come il nudge. Oltre al mettere a disposizione dei consumatori di questo settore un’offerta di alternative meno impattanti come il refill delle bottiglie (o vuoto a rendere) e la vendita alla spina. Intanto però dobbiamo fermare urgentemente la dispersione di questi contenitori nell’ambiente e nei mari, e restituirli all’economia come flusso di materia prima seconda per ricreare nuovi contenitori adatti all’uso alimentare. O preferiamo invece fare i duri e puri con il risultato che vengano impiegate materie vergini, invece che da riciclo, aggravando così il consumo di risorse e gli effetti negativi sul riscaldamento climatico?
Il mondo del riciclo che era già in crisi per problemi strutturali e di mancanza di politiche che incentivassero l’utilizzo di materie prime seconde e creassero sbocchi di mercato, ora rischia davvero di incepparsi, e non è una buona notizia. Vedi il recente allarme lanciato da PRE (Plastics Recyclers Europe) riportato recentemente su questo sito.
Note
(1) Tra i quali la Scozia, Slovacchia e lo stato dell’Australia Occidentale.
(2) L’importo indicato, che esprime il risparmio complessivo dei costi di gestione qualora fosse adottato un sistema di deposito, si ottiene moltiplicando 0.2 cent per il numero totale di contenitori di bevande gestiti attraverso un cauzionamento. Partendo dal presupposto che ogni contenitore quando gestito dai sistemi di raccolta convenzionali porta a porta o similari costi 0,2 cent in più.
NB. La versione integrale di questo post si trova sul sito comunivirtuosi.org alla sezione Approfondimenti.