17 marzo 2023 11:01
In vista della Giornata Mondiale del Riciclo, che si celebrerà domani 18 marzo, Conai ha diffuso una stima sul riciclo degli imballaggi per l'anno in corso, attesa in crescita.
Secondo il consorzio, potrebbe raggiungere 11 milioni di tonnellate, pari al 75% dell'immesso al consumo - dieci punti in più rispetto al target europeo al 2025 -, con percentuali differenziate in funzione dei materiali.
Scendendo in dettaglio, potrebbero essere avviati a riciclo quest'anno quasi il 59% degli imballaggi in plastica e bioplastica, oltre il 77% di quelli in acciaio, il 67% per alluminio, l’85% per carta e cartone, il 63% nel caso del legno e l’80% circa degli imballaggi in vetro.
"La prudenza è d’obbligo - commenta il presidente di Conai, Luca Ruini (nella foto) -, ma gli italiani si rivelano sempre più bravi nel differenziare correttamente i rifiuti. Molto dipenderà dalle quantità immesse sul mercato, che sono strettamente legate all’andamento dei costi delle materie prime e dell’energia". Secondo il consorzio, l’Italia dovrebbe chiudere il 2023 con una quantità di imballaggi immessi sul mercato superiore a quella dei livelli pre-pandemia, quindi oltre 14,5 milioni di tonnellate. "La situazione internazionale e l’aumento del costo della vita non lasciano tranquilli - aggiunge Ruini - e potrebbero avere un impatto sui consumi maggiore di quello che stimiamo oggi. E, poiché il calcolo si basa sulle quantità di imballaggi immesse sul mercato, le percentuali di riciclato potrebbero variare".
"Dobbiamo continuare a impegnarci, soprattutto in vista dei nuovi obiettivi comunitari di cui Conai è garante per l’Italia - sottolinea il presidente del consorzio nazionale imballaggi -. Il nostro Paese è già leader in Europa in questo settore, con un pro-capite di riciclo degli imballaggi che ci vede al primo posto. Un primato che va difeso e che deve portarci a fare sempre di più".
Secondo Ruini, è necessario un cambio di paradigma: "Le nostre città devono essere viste come miniere urbane che producono risorse, non scarti. E non possiamo smettere di lavorare per promuovere l’ecodesign: lavorare per immettere sul mercato dei pack sempre meno impattanti è fondamentale. È anche grazie alla prevenzione se un maggior numero di imballaggi, oggi, non è più sinonimo di maggiore inquinamento".
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