8 marzo 2022 12:17
Il meccanismo era rodato: acquistare merci e materie prime in quantità attraverso aziende inattive o decotte intestate a prestanome e poi non onorare i pagamenti.
Nella truffa da quasi 4 milioni di euro messa in opera approfittando dell'emergenza pandemica, sono incappate 64 aziende su tutto il territorio nazionale, alcune delle quali appartenenti al settore gomma-plastica.
A mettere fine al meccanismo truffaldino è stata, lo scorso anno, la Procura della Repubblica di Rovigo, che - nei giorni scorsi - attraverso la Guardia di Finanza di Padova, ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti del rappresentante legale di un centro elaborazione dati contabili e l’obbligo di presentazione quotidiano alla polizia giudiziaria, con contestuale obbligo di dimora nel luogo di residenza, a carico di due buyer.
Il sodalizio criminale, nelle ipotesi investigative, è più ampio: si compone di dodici soggetti, tutti indagati, promosso da un individuo già emerso in altri contesti investigativi per ipotizzati legami con un clan di 'Cosa Nostra'. La truffa è stata portata avanti in due fasi: nella prima, durata due anni, sono state "rigenerate" 28 aziende, precedentemente inattive o decotte, intestate a prestanome, per poi alterarne i dati di bilancio, grazie alla complicità di un professionista e di un prestatore di servizi contabili, con lo scopo di farle apparire sane e affidabili nei pagamenti.
Quindi, durante i lunghi mesi del lockdown, queste imprese avrebbero fatto incetta all’ingrosso di rilevanti quantitativi di merce, quali prodotti agroalimentari, edili, elettronici e materie plastiche attraverso assegni scoperti o bonifici bancari disposti e immediatamente annullati; un disegno criminoso che, nell’ordine, ha interessato le province di Novara, Milano, Varese, Modena e, più di recente, Padova e Brescia.
Tra febbraio e dicembre dell'anno scorso, l’organizzazione criminale - nel frattempo trasferitasi nell’hinterland bresciano - avrebbe posto in essere analoghe condotte truffaldine, approvvigionandosi, senza onorare il pagamento del relativo corrispettivo, di ulteriori merci di varia natura, quantificate in oltre 2,2 milioni di euro, che venivano sempre cedute fuori dagli ordinari circuiti commerciali.
Nel corso della prima fase delle indagini, i Finanzieri della Compagnia di Este avevano già eseguito, nel settembre 2021, un’ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Rovigo, che disponeva la custodia cautelare in carcere del già citato promotore e quella degli arresti domiciliari del factotum del sodalizio, imponendo l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria a un buyer diverso da quelli fermati ieri. Contestualmente erano stati sequestrati oltre 20 dispositivi informatici, la cui disamina ha permesso all’Autorità giudiziaria rodigina di valutare il coinvolgimento dei singoli associati per poter sostenere l’accusa in giudizio.
Nel complesso, tra settembre 2021 e marzo di quest'anno, l'attività investigativa ha portato a otto misure cautelari personali nei confronti di sei dei dodici membri dell’associazione, individuando l’approvvigionamento fraudolento di beni, per un controvalore di oltre 3,7 milioni di euro, nel periodo compreso tra novembre 2019 e dicembre 2021. Sono stati anche alienati alcuni beni sequestrati a gennaio di quest'anno, per un valore di 1,2 milioni di euro, al fine di ristorare, seppur in parte, il danno derivante dalle truffe perpetrate.
Inoltre, al fine di limitare la reiterazione delle descritte condotte illecite, sono state segnalate ai competenti uffici dell’Agenzia delle Entrate le partite IVA delle società-veicolo ancora attive per la relativa cessazione d’ufficio, al fine di interrompere un articolato meccanismo che, per oltre due anni, ha causato la distorsione della concorrenza.
Da ultimo, in sinergia con l’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Padova, sono state irrogate al promotore del sodalizio - ritenuto il datore di lavoro occulto dei dipendenti di quattro società che avevano operato nella provincia di Padova - sanzioni amministrative in materia di lavoro e legislazione sociale per 230 mila euro circa, avendo quest’ultimo impiegato, per un periodo di sei mesi, la manodopera di dodici soggetti (buyer, custodi/magazzinieri e dipendenti amministrativi, questi ultimi estranei ai fatti) senza formale contratto di assunzione e in violazione della normativa contemplata dai contratti collettivi nazionali.
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