Secondo mese in frenata per le vendite di auto nel nostro paese:
febbraio si chiude infatti con
142.998 immatricolazioni, il
12,3% in meno rispetto allo stesso mese dell'anno scorso (non ancora pienamente colpito dalla crisi pandemica). Nel primo
bimestre, i volumi immatricolati ammontano a
277.145 unità, con un calo del
-13,1% nel confronto con lo stesso periodo 2020.
“Assistiamo nuovamente a una performance negativa del mercato dell’auto, visto che volumi così bassi non si vedevano da febbraio 2015 – commenta i numeri
Paolo Scudieri, Presidente di
Anfia, associazione della filiera automotive nazionale -. Pur in presenza di un
migliorato clima di fiducia di consumatori e imprese (anche grazie alla ritrovata stabilità politica, con l’avvio delle attività del nuovo Governo) sull’opportunità attuale all’acquisto di beni durevoli, fra cui l’automobile, da parte dei consumatori, si rileva un peggioramento nel mese, evidentemente per via di una
situazione economica ancora critica che necessita di tempo e interventi adeguati ad una vera ripartenza". Alla luce di questo trend, sostiene Scudieri "Le misure di
incentivazione alla domanda, in vigore fino a fine giugno, si confermano quindi quantomai
indispensabili per sostenere il comparto in un momento delicato".
“Il dato sulle immatricolazioni di febbraio conferma la pesante condizione in cui versa il mercato dell’automotive, una
situazione critica che fa presagire un drammatico e ulteriore
peggioramento quando prevedibilmente a fine marzo, inizio aprile, i fondi destinati agli incentivi saranno esauriti - avverte
Michele Crisci, Presidente dell’
Unrae, l’associazione delle Case automobilistiche estere -. Auspichiamo che il Governo faccia propria l’analisi sui dati sconfortanti del settore e decida di
rinnovare quanto prima il sistema degli
incentivi, il cui utilizzo sta dimostrando un grosso beneficio ambientale".
Ai benefici per l’ambiente si contrappone invece un andamento negativo per l’economia del Paese: “I dati elaborati da Unrae sull’andamento del mercato – aggiunge Crisci - indicano nel
2020 una
perdita di fatturato per il settore pari a
10 miliardi di euro, che per le casse dello Stato si traduce in mancate entrate in termini di IVA per 1,8 miliardi; una cifra rilevante alla quale, nell’ipotesi pessimistica di una ulteriore depressione del mercato dell’auto, si rischia di aggiungere anche la chiusura di aziende e la perdita di migliaia di posti di lavoro con i relativi danni economici e sociali”.
Tra i motivi che rallentano la ripresa del settore, Unrae segnala anche la
penalizzazione fiscale delle auto concesse dalle aziende ai dipendenti come
fringe benefit.
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