6 marzo 2020 12:06
É stato firmato oggi a Bruxelles dai ministri dell’Ambiente di alcuni paesi europei (tra cui Olanda, Germania, Francia e Italia) e dai rappresentanti di aziende e associazioni, l'European Plastics Pact. L'iniziativa punta a ridurre la produzione e la dispersione in ambiente di rifiuti plastici e accelerare lo sviluppo di un’economia circolare, incoraggiando la cooperazione, l’innovazione e l’armonizzazione delle normative ambientali, ricalcando l’impegno lanciato qualche anno fa dalla Ellen McArthur Foundation con il New Plastics Economy Global Commitment.
Il patto (scaricabile qui)riporta anche obiettivi da raggiungere in termini di un minor impiego di plastiche, attraverso la riduzione del 10% dei consumi complessivi a livello europeo (20% per i polimeri vergini), l’utilizzo di almeno il 30% di riciclato nei nuovi prodotti e imballaggi in plastica, l’incremento del tasso di riciclo al 25% e una progettazione dei prodotti (ecodesign) che li renda - ove possibile - riciclabili o riutilizzabili (vedi sito europeanplasticspact.org).
Il documento è stao firmato anche dal ministro dell’Ambiente italiano Sergio Costa , insieme ai rappresentanti di 15 governi e oltre sessanta aziende e associazioni di settore.
Tra i firmatari manca però uno dei principali anelli della filiera, la Federazione europea delle aziende che trasformano materie plastiche, EuPC.
Le ragioni dell'assenza le spiega il direttore dell’associazione, Alexandre Dangis (nella foto): “Le società del nostro comparto, tra cui molte PMI, sono già molto impegnate nella Circular Plastics Alliance (CPA) lanciata dalla Commissione europea e negli impegni volontari, così come nei patti sulla plastica sottoscritti a livello nazionale, senza contare gli obblighi legislativi derivanti dalla Direttiva sugli articoli monouso (SUP) e dalla nuova regolamentazione sui rifiuti".
"EuPC - sostiene Dangis - comprende l'urgenza di gestire i rifiuti di plastica e la loro dispersione in mare (marine litter), ma soluzioni prese in modo troppo veloce non possono fornire soluzioni a lungo termine. Ridurre gli articoli in plastica monouso o aumentare gli obiettivi di riciclo non possono risolvere problemi legati alla cattiva gestione dei rifiuti oppure a comportamenti scorretti".
Secondo Dangis, manca inoltre un collegamento diretto con i ministeri dell'Industria per valutare l'impatto delle decisioni sulla competitività dell'industria delle materie plastiche in Europa, che minaccia numerosi posti di lavoro.
Per queste ragioni, EuPC - presente oggi al lancio ufficiale del Patto - ha deciso di non apporre la propria firma sotto il documento, ma continuerà a monitorare l'evoluzione dell’impegno negli anni a venire, anche al fine di controllare che non vi siano inutili duplicazioni di sforzi.
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