12 novembre 2019 12:03
Sono 17 le persone arrestate questa mattina dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’operazione “Gagaro”, che ha portato a 57 perquisizioni condotte in tre regioni, in esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale emessa dal GIP presso il Tribunale Prato. Agli indagati viene contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari, quali la dichiarazione fraudolenta, l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, l’omesso versamento di IVA e l’indebita compensazione.
L’indagine è partita da una verifica fiscale condotta dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Prato nei confronti di una società locale attiva nel commercio di materie plastiche. L’azienda - di fatto una cartiera non avendo dipendenti, depositi, magazzini o attrezzature - nel suo primo anno di attività risultava aver conseguito un giro d’affari di 20 milioni di euro, omettendo il versamento di circa 4,3 milioni di euro di Iva.
Da questo accertamento sono partite le successive indagini che hanno consentito di individuare e disarticolare un’associazione a delinquere operante a Prato, Livorno, Pistoia ed in altre località italiane, dedita da circa sei anni a reiterate “frodi carosello”. Uno dei principali canali di vendita ed immissione nel mercato delle plastiche - sostengono le Fiamme gialle - è risultata una società di capitali di medie dimensioni con sede a Livorno, capace di distribuire in meno di tre anni materie prime per un valore di oltre 25 milioni di euro. Nutrendo sospetti sull’origine fraudolenta dei grandi quantitativi commercializzati, il Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Livorno aveva già avviato indagini tese ad accertare l’effettiva provenienza dei polimeri, riscontrando le stesse anomalie individuate dai colleghi di Prato, con i quali sono state poi condivise le risultanze investigative così da contribuire alla completa ricostruzione del contesto illecito.
La frode è stata perpetrata attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture inesistenti, che ha coinvolto 24 aziende, di cui 6 “fornitrici” con sede all’estero, 12 “cartiere”, 3 “filtro” e 3 “rivenditrici”. La complessa ricostruzione delle operazioni commerciali poste in essere, non ancora esaurita, ha consentito di rilevare, ad oggi, un giro complessivo di fatture per operazioni inesistenti, emesse ed utilizzate, superiore ai 200 milioni di euro, con un’evasione di Iva stimata in circa 40 milioni di euro ed omessi versamenti di imposta per oltre 20 milioni di euro.
In totale gli indagati sono 39. Il dominus dell’associazione a delinquere è stato identificato in un quarantatreenne (B.M. le sue iniziali), iscritto all’A.I.R.E. in quanto residente in Slovenia ma di fatto domiciliato nella provincia di Prato, di cui è originario; per lui sono scattate le manette. Gli altri 16 indagati, tutti sottoposti agli arresti domiciliari, hanno ricoperto svariati ruoli nell’ambito del sodalizio: sette sono residenti nella provincia di Prato, tre in quella di Livorno, altrettanti in provincia di Pistoia, 2 a Milano ed uno di Alessandria. Vi sono poi ulteriori 22 soggetti coinvolti a vario titolo nell’attività illecita, tra cui alcuni consulenti fiscali ed amministrativi che hanno curato la contabilità di società facenti capo al sodalizio.
"I principali responsabili - sottolinea la Guardia di finanza - ostentavano l’immagine di imprenditori rampanti e navigati e conducevano un elevato tenore di vita, cambiando spesso auto sportive di grossa cilindrata, senza farsi mancare costose vacanze e lussuosi weekend in eleganti e raffinati locali notturni e ristoranti della Versilia. Erano così convinti di avere creato una collaudata ed inespugnabile 'fabbrica di denaro' da mostrare assoluta spavalderia e vantarsene nel corso di numerose conversazioni telefoniche, certi che mai sarebbero stati scoperti”. Alcuni di loro erano soliti atteggiarsi attribuendosi l’appellativo di “gagari”, dal termine francese “gagà”. Da qui il nome dell’operazione di polizia giudiziaria in corso. Con i proventi realizzati, M.B. ha potuto avviare altre attività parallele, tra le quali il commercio di vini pregiati, anche in questo caso “in nero”.
La Guardia di Finanza sta inoltre procedendo, come disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari, al sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei beni e delle disponibilità riconducibili alle società ed ai soggetti coinvolti, fino all’equivalente del profitto dei reati accertati, corrispondente a oltre 26,3 milioni di euro. Nel mirino degli inquirenti proprietà immobiliari, terreni, autovetture nonché le disponibilità finanziarie esistenti sui rapporti bancari intestati ai soggetti coinvolti.
L’articolato meccanismo fraudolento - sottolinea la GdF - non ha comportato solo un ingente danno all’Erario per le imposte non versate, ma ha altresì inciso sull’economia locale in quanto le materie plastiche sono state immesse nel circuito produttivo a prezzi notevolmente inferiori rispetto a quelli di mercato, circostanza che ha danneggiato gli imprenditori onesti del settore che hanno subito uno svantaggio concorrenziale difficilmente contrastabile con i mezzi a loro disposizione.
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