30 ottobre 2019 17:24
La bozza del Documento programmatico di bilancio 2020, che potrebbe andare in aula già nei prossimi giorni, introduce all’articolo 74 la tassa su i cosiddetti MACSI, acronimo di "manufatti in plastica con singolo impiego”, definizione assai vaga che dovrebbe identificare gli imballaggi monouso in materiale plastico, e forse non solo gli imballaggi, anche se nel documento si parla espressamente di articoli "destinati ad avere funzione di contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci o di prodotti alimentari".
Sospetto che parrebbe confermato dalle parole del ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri: “non è un’imposta generalizzata sulla plastica, ma ha l’obiettivo di disincentivare l’utilizzo di prodotti monouso e promuovere materie compostabili ed ecocompatibili“, ha spiegato. "Non è una tassa sulla plastica – ha ribadito – materiale di cui difficilmente si può a fare a meno, ma punta a limitare l’uso di quegli oggetti che usi una sola volta e che poi restano nell’ambiente per centinaia di anni. Sarà applicata solo agli oggetti destinati al consumo usa e getta”.
COSA SONO I MACSI. Nella definizione presente nel Documento programmatico di bilancio 2020 si precisa che i MACSI sono "realizzati con l’impiego, anche parziale, di materie plastiche, costituite da polimeri organici di origine sintetica e non sono ideati, progettati o immessi sul mercato per compiere più trasferimenti durante il loro ciclo di vita o per essere riutilizzati per lo stesso scopo per il quale sono stati ideati”. Rientrano in questa definizione “i dispositivi, realizzati con l’impiego, anche parziale, delle materie plastiche” che “consentono la chiusura, la commercializzazione o la presentazione dei medesimi MACSI o dei manufatti costituiti interamente da materiali diversi dalle stesse materie plastiche. Sono altresì considerati MACSI i prodotti semilavorati, realizzati con l’impiego, anche parziale, delle predette materie plastiche, impiegati nella produzione di MACSI”. Tutto chiaro, no?
ONERE A CARICO DI PRODUTTORI E DISTRIBUTORI. L’imposta, nelle intenzioni del Governo, entrerà in vigore il 1° gennaio 2020, a carico di produttori o importatori di imballaggi, incidendo per 1 euro al chilogrammo di materia plastica contenuta nei MACSI.
Esentati dalla tassa sulla plastica - secondo quanto si legge nel documento (che - ricordiamo - è ancora in bozza) - sono senz'altro i manufatti biodegradabili e compostabili secondo lo standard EN 13432, forse anche quelli prodotti totalmente con materiale riciclato. O, almeno, è quanto si evince dal comma 5 dell’articolo 74: "Non è considerato fabbricante il soggetto che produce MACSI utilizzando, come materia prima o semilavorati, altri MACSI sui quali sia stata già pagata l’imposta (…) da un altro soggetto, senza l’aggiunta di ulteriori materie plastiche”.
La tassazione - si legge nel documento - “sorge al momento della produzione, dell’importazione definitiva nel territorio nazionale ovvero dell’introduzione nel medesimo territorio da altri Paesi dell’Unione europea e diviene esigibile all’atto dell’immissione in consumo dei MACSI”.
MULTE SALATE PER GLI EVASORI. Non mancano sanzioni per gli evasori: il mancato pagamento dell’imposta verrà infatti punito con una sanzione amministrativa “dal doppio al decuplo dell’imposta evasa non inferiore comunque a euro 500,00. In caso di ritardato pagamento dell’imposta si applica la sanzione amministrativa pari al 30 per cento dell’imposta dovuta, non inferiore comunque a euro 250,00”. Inoltre, “Per la tardiva presentazione della dichiarazione di cui al comma 8 e per ogni altra violazione delle disposizioni del presente articolo e delle relative modalità di applicazione, si applica la sanzione amministrativa da euro 500,00 ad euro 5.000,00".
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