17 gennaio 2019 08:55
Sui rischi di un’uscita disordinata del Regno Unito dalla UE il prossimo 29 marzo, dopo la bocciatura della bozza di accordo decisa ieri dal Parlamento britannico, interviene anche Confindustria con una nota che evidenzia i possibili effetti sul nostro sistema industriale.
Va infatti ricordato che l'Italia esporta in Gran Bretagna beni e servizi per circa 23 miliardi di euro l’anno. L'eventualità di un ‘no deal’ implica la possibilità che si ricada in uno scenario in cui, almeno per un periodo e per determinate categorie di prodotto, si finirebbe a utilizzare le regole tariffarie del WTO.
INCERTEZZA E SFIDUCIA. Ma è l’incertezza è l'aspetto più preoccupante evidenziato dal Centro Studi dell’associazione, con impatto su sterlina e fiducia dei consumatori, che restano vicine ai minimi rispetto al periodo pre-Brexit; l'incertezza avrà effetto anche sugli investimenti, rischiando di compromettere le prospettive di crescita dell'economia nel medio e lungo periodo.
Da valutare, nel breve e medio periodo, anche le scelte strategiche delle multinazionali che in passato hanno scelto il Regno Unito come base logistica e sono parte di catene del valore distribuite tra UK ed UE. Inoltre molte imprese multinazionali si appoggiano alla piazza di Londra per la gestione dei servizi finanziari e vi è quindi la possibilità che vi possano essere aumenti del costo del credito per le imprese. L'approvazione dell’accordo - sottolinea Confindustria - avrebbe quantomeno incanalato la Brexit su binari certi e traiettorie più delineate, mentre la prolungata incertezza potrebbe spingere alcuni di questi big a lasciare il paese, e ciò potrebbe offrire un'opportunità per altri paesi europei di attrarle nelle loro economie.
PIÚ INVESTIMENTI IN EUROPA. La Brexit, infatti, potrebbe mettere in moto la riallocazione, almeno parziale, degli investimenti diretti esteri (IDE). Secondo questo scenario, per i paesi UE ci saranno opportunità di maggiori capitali esteri in entrata. Uno studio effettuato a ridosso del referendum sull’uscita del regno Unito dalla UE stimava una diminuzione degli IDE nel Regno Unito del 22% in dieci anni. Ciò equivarrebbe a circa 282 miliardi di euro di capitali esteri che potrebbero affluire nei paesi UE.
Confindustria stima che l’effetto netto della Brexit per l’Italia potrebbe determinare un aumento di IDE pari a 26 miliardi di euro. Un tale incremento si tradurrebbe in un aumento del PIL pari a 5,9 miliardi di euro annui, ovvero lo 0,4%; effetto che non è comunque da considerarsi compensativo dei rischi e degli effetti negativi legati alla Brexit.
PIANI DI EMERGENZA. In previsione di una possibile bocciatura dell’accordo, la Commissione europea ha diffuso nei mesi scorsi una serie di comunicazioni e di avvisi ai rappresentanti di interessi (notice to stakeholders), che illustrano le implicazioni giuridiche e pratiche e la normativa applicabile per tutti i settori in caso di uscita del Regno Unito dall’UE senza un accordo: dalla salute e sicurezza alimentare, fino ai trasporti, passando per i servizi finanziari, l’ambiente e il mercato interno.
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